BLOGTOUR: "ULFHEDNAR STORIES"


Amici Lupacchiotti ospitiamo oggi il Blogtour dei nostri amici di NPSEdizioni: Ulfhednar stories.
La tappa di oggi ci fa scoprire le leggende nascoste.


Bentrovati, amici lettori. Oggi vi portiamo alla scoperta delle leggende nascoste tra le pagine del volume “Ulfhednar Stories”. Come?! Non credete alle leggende?! Non sapete che nella vita, anche in quella di oggi, quotidiana e monotona, c’è sempre un pizzico di magia: per darle valore, per tirar fuori l’imprevisto e l’inaspettato! Scopriamole insieme.

Nel corso dei racconti di “Ulfhednar Stories”, i protagonisti si imbattono in numerose creature fantastiche. Oggi ve ne presentiamo qualcuna.

ULFHEDNAR:

Partiamo dagli ulfhednar, che danno il titolo al volume.

Non li conoscete?! Va bene, ve lo concedo, non tutti sanno leggere il norreno, la lingua delle antiche popolazioni nordiche. In norreno, secondo la studiosa Isnardi, “ulfhednar” significa “casacche di lupo” e indica i leggendari guerrieri, fedelissimi a Odino, il Dio della Guerra, che combattevano per lui, indossando pellicce di lupo (o di orso, nel caso dei berserkir), tingendosi la faccia e assumendo sostanze stupefacenti: funghi o altre droghe naturali. Quando scendevano in battaglia, così conciati, sembravano davvero furie animali, pronte a tutto per combattere nel nome del loro Dio.

Nel mondo di “Ulfhednar War”, gli ulfhednar sono dei mutaforma: uomini cioè che, tramite un rito specifico e complesso, si sono uniti a un lupo, diventando una nuova creatura, che possiede entrambi i lati, umano e animalesco. A guardia dei loro comportamenti ci sono gli officianti, stregoni in grado di canalizzare la forza della natura, col compito di impedire che il lato bestiale prenda il sopravvento e che gli ulfhednar diventino un pericolo, per gli umani o per altre creature sovrannaturali.

Gli ulfhednar hanno una vita lunga, perché invecchiano ogni mese, al cambio di luna, di un solo giorno umano, ma pochi arrivano avanti con gli anni, perché sono spesso in guerra tra loro (le rivalità tra branchi persistono anche agli inizi del Ventunesimo secolo!) o cacciati e perseguitati dai Figli di Cardea, i temibili cacciatori di creature sovrannaturali.

Temono l’aconito, detto comunemente strozzalupo, per i suoi effetti tossici sull’organismo, e il fuoco, che li terrorizza. Il loro sangue leggendario è detto ichor ed è in grado di curare alcuni esseri umani, accelerando le loro capacità di guarigione. Ma attenzione, non tutti gli uomini sopportano l’ichor, per cui non ingeritelo in assenza di un officiante che possa supervisionare!

LA FIERA BESTIA DEL MILANESE

Nell’estate del 1792, Milano e il suo circondario sono terrorizzati da una bestia misteriosa, le cui macabre imprese sono conservate in una cronaca all’interno della Biblioteca Nazionale Braidense.

Nota anche come Bestia di Cusago, scatenò il panico nella popolazione, per i suoi attacchi imprevisti e bizzarri, che portarono alla morte di varie persone, tra cui dei bambini. Fiorì, com’è ovvio, una leggenda attorno a questa creatura misteriosa, per cui si parlò di mostri, licantropi, addirittura uomini afflitti da perversioni di ogni tipo. Forse era un lupo affamato, forse una iena. Chissà, noi però amiamo le leggende e quando leggiamo storie interessanti ci intessiamo attorno un racconto.

Proprio come è accaduto con “La bestia errante”, secondo racconto dell’antologia “Ulfhednar Stories”, dove di fatto la bestia è davvero una creatura leggendaria: uno degli ulfhednar di Odino. Anzi, due!

IFRIT

Spostiamoci nel Vicino Oriente. Nel mondo arabo, gli ifrit sono delle tipologie di jinn, creature sovrannaturali tipiche del folclore locale. In particolare, all’interno dell’ampia casistica di “geni”, gli afarit sono spiriti del fuoco.

Compare nel racconto “Il Messia”, giocando con Raul, incoraggiandolo a perseguire i suoi obiettivi, anche se questi porteranno guerra e distruzione, o forse solo per questo.

Tratteggiato come un trickster, il genio del fuoco appare in forme diverse (un vecchio, un uomo, un bambino) e chiede sempre qualcosa in pagamento per i suoi servizi. Può creare illusioni, spostare oggetti e persone con la forza della mente, leggere e scandagliare nell’animo umano. Ma non può vedere il futuro, e questo gli sarà fatale.

ERKITU

Una delle più classiche leggende sarde, una specie di “toro mannaro”.

S’Erkitu è un uomo-toro, dotato di lunghe e forti corna d’acciaio, sormontate da due inquietanti candele accese. È diventato così in seguito a una maledizione, come accade nel racconto “La Valchiria”, a causa di un patto stretto con lu diaulu.

Nel folclore sardo, il toro è simbolo di coraggio e possanza, sacro agli antichi abitanti dell’isola a forma di sandalo. Nel racconto viene chiamato “il mietitore di anime”, la sua funzione è infatti quella di prelevare coloro la cui ora è giunta, un Caronte decisamente particolare.