INTERVISTA AL PERSONAGGIO: "ASTREA LUCINDA WALKER" - Laura Costantini


Ospitiamo oggi per la rubrica Intervista al personaggio Astrea Lucinda Walker, protagonista del romanzo di Laura Costantini Il varcaporta edito Dark Abyss Edizioni.

1)Chi è Astrea Lucinda Walker di Sarumhold? Raccontaci qualcosa di te.
Sono la duchessa di Sarumhold, sono la titolare del Dipartimento della Sostanza e sono la prima donna a coprire un ruolo così importante negli uffici di Whitehall. Ho 24 anni e da dieci sono sfregiata e mutilata. Ho perso l’occhio e il braccio destro per salvare il mio gemello, Aster Paul, che stava per essere ucciso dalla Sostanza. Lo rifarei? No. Ho pagato un prezzo altissimo e lui mi ha voltato le spalle, ha rinunciato al titolo e mi ha lasciata da sola a gestire la più potente forma di energia che si sia mai accesa nel nostro mondo. Ma me la sono cavata e oggi sono la persona più importante dell’Impero. Sì, anche più della regina Vittoria.

2) Cosa ne pensi della tua storia? Nei limiti dello spoiler, sei contenta di quello che ti capita nel romanzo?

Partiamo dall’inizio. La storia che viene narrata ne “Il Varcaporta” è tutta sbilanciata a favore dei miei nemici, quindi diciamo che non ne sono affatto soddisfatta. E, se ve lo state chiedendo, sì, io sono la cattiva, quella da combattere. Ne avrei di cose da dire al riguardo… Comunque, quello che mi capita nel romanzo è perfettamente aderente alla mia personalità e quindi riconosco all’autrice, se non altro, l’obiettività di non avermi descritta come una strega incattivita. Mi sono presa sulle spalle un compito e ogni mia azione è volta a raggiungere il risultato di rendere l’Impero britannico invincibile.

3) Hai degli hobby di cui il tuo autore parla nel libro?
Hobby? Forse non ci siamo capiti: io gestisco l’estrazione, le ricerche e le applicazioni tecnologiche della Sostanza. Non ho tempo per niente altro e non lo vorrei. Sono pignola, precisa, scrupolosa. Non posso permettermi passi falsi, perché sono circondata da uomini che non aspettano altro.

4) Che personaggio sei? Una protagonista amata sin da subito o no?
Me la posso fare una risata? Amata? Io? Perfino mio fratello Aster Paul, che mi deve la vita, non mi ama. Il mio braccio destro, il Lord assistente Emrys Bedivere, marchese di Angwyn, trama contro di me e spaccia il suo tradimento per amor di patria. La dolce e perfida Cléophée Nolween mi ha illusa nel modo più crudele. No, non sono amata. Il solo che mi è veramente devoto è Degenhard Frieso, il mio uomo di fiducia, l’unico su cui posso realmente fare affidamento.

5) Pensi che qualche lato del tuo carattere possa appartenere alla tua autrice?
Rido. Di nuovo. La mia autrice è sempre dalla parte dei buoni e io non lo sono. Non dal suo punto di vista. Lei è empatica, una mammoletta fatta e finita. Io sono una dura, devo esserlo per non soccombere. Me ne vado in giro con un braccio metallico e mezza faccia coperta da una maschera e lo faccio a testa alta, sfidando gli sguardi, i pettegolezzi, perfino la compassione, che odio. Se devo riconoscere una cosa alla mia autrice è la capacità di rispettare la mia essenza senza aver cercato di rabbonirmi.

6) Tre aggettivi che ti descrivono.
Ne ho già usati molti. Comunque: spietata, realista e coerente.

7) Parlaci della città dove è ambientata la tua storia.
Londra. La mia adorata Londra del 1897, finalmente libera dai miasmi del carbone, sovrastata da un cielo limpido solcato da macchine volanti. Rimessa a nuovo con le principali stazioni ferroviarie modificate per fornire moli verticali di attracco alle Arpie. Una città ripulita anche dal proliferare di mendicanti e criminali. Abbiamo trovato il modo di rendere anche i più poveri e privi di iniziativa utili alla collettività.

8) Che rapporto hai con gli altri personaggi del romanzo? Ti va di presentarceli?
In parte l’ho già fatto, comunque… Vorrei vedere morto mio fratello Aster Paul, perché l’amore tradito fa presto a trasformarsi in odio. E vorrei mettere le mani su quello che chiamano il varcaporta, Devereux Willoughby. Sapete cosa proprio non sopporto? Che un potere enorme finisca nelle mani di un debole, di uno che vorrebbe solo fare il medico in qualche villaggio sperduto nelle campagne inglesi. Io gli ho dato la possibilità, in quando Prescelto della Reale Accademia dell’Avvento, di mettere le sue qualità al servizio dell’Impero. Era un misero orfano pidocchioso, lo abbiamo fatto studiare, gli abbiamo fornito una missione e uno status sociale elevato… Avrebbe dovuto baciare la terra dove cammino.

9) La tua storia avrà un seguito?
Beh, potrebbe in effetti. Ci sono molte cose di me che non sono state raccontate. Ma io sono quella cattiva, ricordate? E la mia autrice preferisce le anime belle.

10) Se potessi cambiare il lavoro che il tuo autore ti ha affibbiato nel romanzo, cosa ti piacerebbe fare?
Ecco, questa è una bella domanda. Tutto quello che faccio nella storia nasce dal mio senso del dovere. Mio padre, il duca Oliver, è morto perseguendo il sogno della Sostanza. Mio fratello ha preferito andare a fare l’eremita in Scozia, qualcuno doveva caricarsi sulle spalle l’eredità dei Sarumhold. L’ho fatto io. Però, se avessi potuto scegliere, avrei voluto conservare intatto il mio corpo, coltivare la mia bellezza, trovare un amore degno di me, avere dei figli. Essere una donna del mio tempo, anche se da un punto di vista privilegiato. Colta, bella, perfetta padrona di casa, capace di suonare il piano così come di disquisire di politica con quel pallone gonfiato di Salisbury.

11) Cosa pensano di te i lettori nelle loro recensioni?
Non lo so ancora. Però so che un paio di persone addette ai lavori, due donne in gamba, hanno avuto grande ammirazione per me. E questo mi consola, visto che sono sempre tutti dalla parte degli eroi.

12) Se potessi entrare nel romanzo di un altro autore, in quale ti piacerebbe finire e perché?
Mi piacerebbe infilarmi in una storia scritta da Federica Soprani. Non un romanzo in particolare, vorrei proprio che lei mi prendesse in consegna e mi rendesse protagonista di qualcosa di epico e vittoriano come solo lei sa fare. Questo, però, alla mia autrice è meglio che non lo diciamo.

13) C’è un messaggio all’interno del romanzo che secondo te la tua autrice vuole trasmettere ai lettori?
So che non ama i messaggi “dichiarati” e per questo la stimo. Diciamo che nel romanzo ha saputo dimostrare quanto possiamo essere ciechi di fronte a qualcosa che ci offre un grande potere, gratuito solo in apparenza. Un prezzo da pagare c’è, sempre. Possiamo decidere di volercene fare carico, ma il primo passo è prenderne coscienza ed essere pronti a pagarne le conseguenze.

14) Tre buoni motivi per leggere la tua storia.
Sorvolare Londra a bordo di macchine volanti ed è uno spettacolo cui nessuno ha assistito in epoca vittoriana. Scoprire che i mondi sono infiniti e avere la possibilità di scorgerne degli squarci. Vivere un’avventura al mio fianco.

15) Rivolgiti direttamente ai lettori e cerca di catturare la loro attenzione affinché acquistino il romanzo della tua autrice.
Non ti farò sconti, lettore. Non ti nasconderò le ombre della mia anima. Non temerò il tuo giudizio. Potrai pensare che io sia un mostro e, forse, è così. Ma mi vedrai combattere senza mai recedere e, soprattutto, senza mai agire per motivi futili. Tutto ciò che faccio ha uno scopo. Non lo condividerai, ma se sarai onesto, capirai le mie ragioni.