RECENSIONE: WILD DANCE di Benedetta Cipriano e Silvia Bonizzi
Trentadue anni, una brillante carriera come medico sportivo, una moglie bellissima: Wilder Blanchard, agli occhi altrui, appare come l’uomo dalla vita perfetta. È ricco. È sexy. È intelligente. È affascinante. Eppure c’è una crepa al centro del suo petto: la consapevolezza che il suo matrimonio si sta rapidamente sgretolando, fino a ridursi in polvere. Ma Wilder non è pronto a voltare pagina. Perché crede profondamente nel significato della parola famiglia. Ma poi, un giorno, le sue iridi cristalline si scontrano con quelle color argento di una sua nuova paziente. E le sue certezze di colpo svaniscono. Lottare per il suo matrimonio o lasciarsi andare a una nuova passione travolgente? Wilder sembra incapace di resistere: Perché lei lo attrae come nessuna mai. Perché lei lo fa sentire vivo. Perché lei è fuoco che arde. Perché quella ballerina dai capelli color miele e gli occhi immensi si è intrufolata nelle sue fantasie, nei suoi pensieri e forse… anche nella sua anima. Ma chi è davvero quella donna?
Una storia che
parte alla grande, piuttosto originale, due sorelle Winter e Destiny Mc Gowan
legate dall’amore per la danza classica, una delle due, quella buona, ha però
molto più talento dell’altra che, in preda ad un attacco di gelosia, cerca di
rovinarle la carriera e si ritrova vittima della sua stessa cattiveria.
Questo episodio
cambierà la vita delle due ragazze separandole per sempre, Winter da quel
momento diventerà Zali Dubois e con dolore, si lascerà alle spalle la sua vita
precedente.
Dodici anni dopo
ritroviamo Destiny titolare di una scuola di danza sull’orlo del fallimento
sposata con Wilder Blanchard un talentuoso medico, ricco, molto legato alla sua
famiglia e dal cuore d’oro che sta tentando in tutti i modi, di salvare il suo
matrimonio con la spada e con i denti, peccato che sia solo in questa
battaglia. È proprio in questo momento che la delicata étoile Zali entrerà con
una scusa nel suo studio medico per attuare la vendetta nei confronti della
sorella che l’ha privata dell’amore dei genitori.
La trama è
originale, il libro è scritto bene e promette grandi sorprese, nelle prime
cinquanta pagine il lettore è piuttosto avvinto e si ha l’impressione di
trovarsi di fronte ad una grande storia ma poi iniziano le prime incoerenze.
Il Dottor Wilder,
uno dei due protagonisti della storia è un medico sportivo che si è
specializzato in chiropratica. Ora, è possibile che in America, dove è
ambientata la storia esista una sorta di specializzazione in chiropratica che a
me invece risulta essere una disciplina che con la laurea e con la
specializzazione in medicina dello sport ha poco o niente a che fare, può darsi
che sia io poco informata?
Zali Dubois è una
ballerina classica, cresciuta in una famiglia ricca e perbene, diventata adulta
con la nonna, una vecchina dolce e premurosa, prima ballerina, cresciuta in un
contesto in cui la disciplina e l’eleganza la fanno da padrona: si scopre una
ninfomane che confonde il desiderio sessuale con l’amore. Personaggio davvero
poco empatico ed in continua contraddizione con se stessa tanto da rendere la
perfida sorella più simpatica, se non altro coerente con il suo personaggio
fino alla fine.
Una storia che ha
le pretese di diventare grande storia d’amore ma che a parte scene di sesso,
che ho trovato poco accattivanti, non si trasforma in nient’altro; il nobile
sentimento viene solo nominato ma non riesce a emergere da solo.
I personaggi, che
girano attorno a i due protagonisti hanno tutti grosso potenziale che però non
viene mai fuori fino in fondo, probabilmente sviluppandoli meglio avrebbero tolto
la scena a quelli principali.
Elemento che mi ha
infastidito dall’inizio alla fine è questa scansione del tempo, due giorni
dopo, un’ora dopo, venti minuti dopo: lo reputo superfluo, in alcuni casi
addirittura ripetitivo. Personalmente preferisco lo “show don’t tell”.
Inoltre, i continui
flussi di pensiero, mi hanno costretta un paio di volte a saltare diverse
pagine perché mi hanno reso la lettura poco scorrevole.
Devo riconoscere
alle scrittrici l’originalità della storia e la fluidità di scrittura, la
validità dei personaggi secondari, la famiglia Blanchard l’ho trovata davvero
simpatica, Josh invece, l’amico gay di Zali, è senza infamia e senza lode,
anch’egli, ben sviluppato sarebbe uscito dal comune prototipo e avrebbe
acquistato maggiore dignità.
Mi dispiace dover concludere la recensione con un nì perché l’inizio del libro mi aveva tenuta praticamente incollata, peccato.