RECENSIONE: "IL RACCONTO DELL' ANCELLA" di Margaret Atwood


La nostra Dott.ssa Biotech oggi ci racconta qualcosa su una delle sue ultime letture: Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood edito Ponte delle Grazie.


In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.



ringraziamo la casa editrice per la copia digitale omaggio



Il racconto dell’ancella è un romanzo ambientato in un futuro distopico, futuro in cui la Terra è stata devastata dalle radiazioni atomiche. Mentre il resto del mondo sta cercando di rimettersi in piedi e di ricostituire la civiltà perduta, gli Stati Uniti navigano controcorrente. Un gruppo di uomini, chiamati Comandanti, ha infatti trasformato il Paese in un regime totalitario monoteocratico, in cui alle donne è proibito praticamente tutto.
La Repubblica di Galaad è il massimo rappresentante di questo regime. Le radiazioni hanno portato danni anche agli esseri umani: la maggior parte di uomini e donne è diventata sterile dopo l’esposizione, ed è per questo che le leggi di Galaad prevedono che ogni comandante ospiti nella propria casa un’ancella, ovvero le uniche donne fertili che possono fecondare per garantirsi una discendenza. Ed è proprio l’ancella del comandante Fred Waterford, chiamata Difred, a raccontare quelli che sono gli orrori che si nascondono dietro la facciata perfetta di questa repubblica. Difred sopporta non solo la sottomissione al comandante ma anche le angherie di sua moglie, Serena Joy. Ed è proprio da queste sofferenze che troverà la forza e il coraggio di ribellarsi ai Waterford e al regime totalitario di Galaad.

Il racconto dell’ancella è stato un pugno dritto nello stomaco lanciato con una forza devastante! 

Nonostante sia un romanzo di pura invenzione, i temi che tratta non potrebbero essere più reali. Tutto quello che si evince tra le righe, attraverso la testimonianza di Difred, è qualcosa che il mondo ha già vissuto, per alcuni aspetti, nel passato, e che in qualche luogo, purtroppo, vive ancora.

Quello che colpisce subito, in modo vivido, impattante, è la posizione sociale in cui sono relegate le donne a Galaad. Nonostante sia una società che prega senza sosta, professi il proprio credo e benedica tutto e tutti in ogni frase pronunciata, Galaad nasconde qualcosa di oscuro, un sadicismo macabro, che emerge con tutta la sua potenza soprattutto in due personaggi principali: Serena Joy, la moglie del comandante Fred, e zia Lydia, colei che dovrebbe essere la “guida” delle ancelle e che invece sembra più un generale sadico delle SS.

Le ancelle vengono vessate, maltrattate, sottomesse. Vestono solo con una lunga tunica rossa, una cuffietta bianca che nasconde i capelli, e un cappello bianco che utilizzano quando escono per non farsi guardare in viso. Vanno a fare la spesa in coppia con altre ancelle, ma possono parlare solo a bassissima voce e senza girare la testa, controllate a vista da un guardiano che le segue. Vengono letteralmente stuprate dai loro Comandanti mentre le mogli le tengono ferme dai polsi, perché “è così che dice la Bibbia”. E qualora dovessero avere comportamenti gravemente irrispettosi, verrebbero condannate a morte per lapidazione.
Ma non pensate che le mogli dei Comandanti se la passino meglio: a Galaad l’unica lettura ammessa è la Bibbia, e alle donne non è permesso leggere nemmeno quella, pena l’amputazione di un dito. Le mogli hanno un solo compito: crescere i bambini che nascono dalle ancelle. Sono banditi jeans, tshirt e altri capi di abbigliamento comune: le donne vestono rigorosamente con lunghi abiti blu. E guai a contraddire il proprio marito: le punizioni sono molto dolorose.

Infine, ci sono le “Marte”, donne che non sono in grado di procreare ma che vivono a casa dei Comandanti per provvedere alla casa e alla cucina.
I Comandanti, al contrario, possono avere scappatelle con le prostitute dei night, coperti dai loro “Occhi”, guardiani di ogni famiglia.
Chi non rispetta le regole di Galaad ha un unico destino: finire sul muro!

Le donne di cui parla questo romanzo sono solo dei mezzi per raggiungere uno scopo, senza alcun diritto di parola né di azione. Dimenticate le lotte per l’uguaglianza dei diritti, per l’emancipazione, per il voto. A Galaad viene spazzato via tutto.

Questo romanzo è un grido sordo contro la violenza sulle donne. Il modo in cui vengono descritte alcune scene vi farà scendere un brivido lungo la schiena, scatenerà in voi un profondo odio, un senso di impotenza e tanto disgusto.

Proverete un odio profondo verso Serena Joy e zia Lydia, disgusto verso il Comandante Fred Waterford, e tanta, tanta pena per June, conosciuta qui solo come Difred. La scrittura della Atwood è asciutta, essenziale ma dettagliata, arriva dritta al cuore come una pugnalata, fretta e diretta.

Dal libro è stata tratta una serie TV, “The handmaid’s tale”, che è riuscita a dare un volto al sadicismo di Galaad.
Un capolavoro del genere distopico!

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VOTO