RECENSIONE: "MARIA NATA PER LA LIBERTÀ" di Amalia Frontali
Narra le vicende di Maria Peron, un’infermiera qualunque, di
un ospedale Milanese che si trova inseguita dai fascisti per aver fatto scappare
dei prigionieri politici, fugge su un cornicione mentre si chiede se sta
facendo la cosa giusta, se abbandonare le colleghe è bene e decide che se Dio
l’ha aiutata a farlo probabilmente non è giunta ancora la sua ora e va avanti,
avanti ed avanti fino a trovarsi sui monti della Valgrande ed è in quel momento
che la sua vita cambia trasformandola da un’infermiera qualunque
nell’infermiera del Partigiani.
Da quel momento Maria vive e lotta con loro, ma senza mai
usare un’arma, marcia con loro e salva i loro feriti e cura le persone tutte,
quelle buone e quelle cattive.
Cattivi? Chi erano i cattivi? I tedeschi? I fascisti? I
partigiani?
Ognuno con le proprie ragioni, ognuno con i propri ideali,
del cuore o della convenienza con un unico risultato, morte, dolore, sangue,
cattiveria, fame, torture, umiliazioni.
Questo è la guerra, questo è quello che vede Maria, in
un’analisi umana e cristiana e la sua visione cattolica è sempre presente nel
suo fare e nei suoi pensieri, questa donna riesce ad analizzare con una
lucidità straordinaria il senso della guerra.
Alla fine non importa chi imbraccia il fucile o quali ragioni
lo spingano, il risultato è sempre l’umiliazione del corpo e dell’anima di
qualcun altro.
In ciò che Maria vede con i suoi occhi e subisce sulla sua
pelle non c’è giudizio degli uni o degli altri ma sempre la compassione
dell’azione deplorevole che ciascuno compie spinto da ragioni diversi.
La guerra è spietata con tutti, uomini, donne e bambini, con
chi ha la pelle scura e con quelli dalla pelle chiara e gli occhi azzurri, con
i brutti e con i belli, con gli storpi e quelli sani perché in un modo o
nell’altro ferisce tutti, tutti vittime dell’ingiustizia, del dolore inflitto,
della paura, quella che ti attanaglia, quella che ti fa sperare di essere vivo
un minuto dopo, quella che ti fa pregare che sparino al tuo compagno e non a
te, anche se avete sofferto la fame insieme e vi siete riscaldati dormendo uno
attaccato all’altro.
Insieme a Maria su quei monti avverti il freddo e la paura,
il buio che ti fa procedere vacillante, senti il viso sporco di terra ed i
crampi allo stomaco, ma senti anche l’umanità, la fierezza, l’orgoglio di far
parte di qualcosa di grande, senti che se avessi vissuto quegli anni probabilmente
saresti salita anche tu su quei monti e ti saresti schierata, rischiando la
vita per ideali più alti e più preziosi di te stesso.
Giovani e vecchi, bambini e madri, tutti insieme, in un modo
o nell’altro a contribuire ad un ideale che oggigiorno e solo un nostalgico
ricordo, la Patria, l’Italia.
Il lavoro compiuto dall’autrice è stato senz’altro grandioso,
straordinario, non oso neanche immaginare quanto studio e quanta ricerca
abbiano richiesto queste meravigliose pagine, un tuffo nella storia raccontata
con minuziosa precisione dei dettagli, dai tragitti fatti a piedi alla
descrizione delle armi, ai tipi di ferite da fuoco o delle fratture da cadute
accidentali e non.
Non posso che provare un’ammirazione infinita per Amalia
Frontali la cui sensibilità, umanità e conoscenza storica ha reso questo libro
un gioiello prezioso.
Non ultima la narrazione di un amore che nasce al di là di
ogni previsione, in un momento terribile e senz’altro inopportuno eppure
delicato, alto e delizioso.
Quello tra Laurenti e Maria nasce silenzioso, timido,
nascosto.
Lui, georgiano di nazionalità, parla poco, per la scarsa
conoscenza della lingua italiana e per indole, ma i suoi gesti sono molto più
eloquenti, lui c’è nel momento del bisogno, lui espone il suo corpo a scudo del
suo amore, lui divide il pezzettino di pane a metà, marcia chilometri per non
lasciarla sola eppure non è invadente, le lascia i suoi spazi e non si impone
ma aspetta in un angolo ed è proprio da quell’angolo che Maria scorge il calore
di quegli occhi azzurri e profondi, sinceri e leali, timidi e forti e senza
spiegarsi come né quando si rende conto di amarlo almeno quanto lui ama lei e
che la sua vita non può che essere legata a quella i lui.
La delicatezza di questo amore vissuto nel profondo rispetto
dell’anima e del corpo di entrambi è resa così intensa dalla penna della
Frontali da indurre il lettore a desiderare l’amore così come era inteso una
volta dagli animi puri, con te o anche solo ad una certa distanza da te purché sia “per sempre”.
A CURA DI
VOTO