RECENSIONE: "MARIA NATA PER LA LIBERTÀ" di Amalia Frontali


La nostra Floor26th ha letto per noi il romanzo storico di Amalia Frontali "Maria nata per la libertà" e ce lo racconta con la sua recensione.







TITOLO: Maria nata per la libertà
AUTORE: Amalia Frontali
GENERE: Narrativa storica
EDITORE: Nua Edizioni
FORMATO: Cartaceo e Digitale

Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale omaggio






Una storia lontana eppure ancora vicina nella memoria. Una donna la cui impresa ha segnato la vita di tante persone. Un romanzo storico accurato, dalla voce di una nuova autrice di talento che ha saputo tratteggiare con maestria ed estremo rispetto la storia di uomini e donne che hanno fatto la Storia del nostro Paese. Aprile 1944: appesa ai cornicioni delle finestre, una donna fugge dalle finestre dell’ospedale Niguarda, a Milano. È Maria Peron, un’infermiera trentenne, nubile, che abita in un convitto di suore e non ha alcun interesse per la politica, né tantomeno per la lotta armata. Però è coraggiosa, affamata di libertà e la sua bussola morale è infallibile. Ricercata dai fascisti, prende una decisione che le cambierà la vita: salire sui monti della Valgrande e diventare una ribelle. Maria trascorre un anno insieme ai partigiani e si spende senza riserve per prestare aiuto, senza mai imbracciare un’arma. Organizza un’infermeria e un presidio sanitario, si guadagna un grado da ufficiale e i galloni di chirurgo sul campo. Attraversa l’inferno della guerra, trovandosi testimone e protagonista di eventi drammatici e atti di ordinario eroismo e facendo i conti, giorno dopo giorno, con la propria coscienza. Infine incontra persino l’amore, a cui credeva di avere già rinunciato. Nel pieno di una tragedia collettiva, Maria si scopre piena di risorse, pragmatica e coraggiosa, capace di ridisegnarsi sulle proprie esperienze restando coerente a se stessa. Questa è la sua storia ed è una storia vera.


Un libro straordinario, non facile da recensire perché ha diverse chiavi di lettura.

Narra le vicende di Maria Peron, un’infermiera qualunque, di un ospedale Milanese che si trova inseguita dai fascisti per aver fatto scappare dei prigionieri politici, fugge su un cornicione mentre si chiede se sta facendo la cosa giusta, se abbandonare le colleghe è bene e decide che se Dio l’ha aiutata a farlo probabilmente non è giunta ancora la sua ora e va avanti, avanti ed avanti fino a trovarsi sui monti della Valgrande ed è in quel momento che la sua vita cambia trasformandola da un’infermiera qualunque nell’infermiera del Partigiani.

Da quel momento Maria vive e lotta con loro, ma senza mai usare un’arma, marcia con loro e salva i loro feriti e cura le persone tutte, quelle buone e quelle cattive.

Cattivi? Chi erano i cattivi? I tedeschi? I fascisti? I partigiani?

Ognuno con le proprie ragioni, ognuno con i propri ideali, del cuore o della convenienza con un unico risultato, morte, dolore, sangue, cattiveria, fame, torture, umiliazioni.

Questo è la guerra, questo è quello che vede Maria, in un’analisi umana e cristiana e la sua visione cattolica è sempre presente nel suo fare e nei suoi pensieri, questa donna riesce ad analizzare con una lucidità straordinaria il senso della guerra.

Alla fine non importa chi imbraccia il fucile o quali ragioni lo spingano, il risultato è sempre l’umiliazione del corpo e dell’anima di qualcun altro.

In ciò che Maria vede con i suoi occhi e subisce sulla sua pelle non c’è giudizio degli uni o degli altri ma sempre la compassione dell’azione deplorevole che ciascuno compie spinto da ragioni diversi.

La guerra è spietata con tutti, uomini, donne e bambini, con chi ha la pelle scura e con quelli dalla pelle chiara e gli occhi azzurri, con i brutti e con i belli, con gli storpi e quelli sani perché in un modo o nell’altro ferisce tutti, tutti vittime dell’ingiustizia, del dolore inflitto, della paura, quella che ti attanaglia, quella che ti fa sperare di essere vivo un minuto dopo, quella che ti fa pregare che sparino al tuo compagno e non a te, anche se avete sofferto la fame insieme e vi siete riscaldati dormendo uno attaccato all’altro.

Insieme a Maria su quei monti avverti il freddo e la paura, il buio che ti fa procedere vacillante, senti il viso sporco di terra ed i crampi allo stomaco, ma senti anche l’umanità, la fierezza, l’orgoglio di far parte di qualcosa di grande, senti che se avessi vissuto quegli anni probabilmente saresti salita anche tu su quei monti e ti saresti schierata, rischiando la vita per ideali più alti e più preziosi di te stesso.

Giovani e vecchi, bambini e madri, tutti insieme, in un modo o nell’altro a contribuire ad un ideale che oggigiorno e solo un nostalgico ricordo, la Patria, l’Italia.


Il lavoro compiuto dall’autrice è stato senz’altro grandioso, straordinario, non oso neanche immaginare quanto studio e quanta ricerca abbiano richiesto queste meravigliose pagine, un tuffo nella storia raccontata con minuziosa precisione dei dettagli, dai tragitti fatti a piedi alla descrizione delle armi, ai tipi di ferite da fuoco o delle fratture da cadute accidentali e non.

Non posso che provare un’ammirazione infinita per Amalia Frontali la cui sensibilità, umanità e conoscenza storica ha reso questo libro un gioiello prezioso.

Non ultima la narrazione di un amore che nasce al di là di ogni previsione, in un momento terribile e senz’altro inopportuno eppure delicato, alto e delizioso.

Quello tra Laurenti e Maria nasce silenzioso, timido, nascosto.

Lui, georgiano di nazionalità, parla poco, per la scarsa conoscenza della lingua italiana e per indole, ma i suoi gesti sono molto più eloquenti, lui c’è nel momento del bisogno, lui espone il suo corpo a scudo del suo amore, lui divide il pezzettino di pane a metà, marcia chilometri per non lasciarla sola eppure non è invadente, le lascia i suoi spazi e non si impone ma aspetta in un angolo ed è proprio da quell’angolo che Maria scorge il calore di quegli occhi azzurri e profondi, sinceri e leali, timidi e forti e senza spiegarsi come né quando si rende conto di amarlo almeno quanto lui ama lei e che la sua vita non può che essere legata a quella i lui.

La delicatezza di questo amore vissuto nel profondo rispetto dell’anima e del corpo di entrambi è resa così intensa dalla penna della Frontali da indurre il lettore a desiderare l’amore così come era inteso una volta dagli animi puri, con te o anche solo ad una certa distanza da te purché sia “per sempre”.   

A CURA DI

VOTO