ANALISI CRITICA: "IL GIORNALINO DI GIANBURRASCA" di Vamba




Torna la rubrica che tratta della Letteratura Classica.
Dopo I Viaggi di Gulliver di cui ci ha parlato Dante Wolf (trovate la recensione Qui) e La Certosa di Parma che ci ha raccontato Arya (trovate Qui la recensione), oggi Arya ci parlerà de "Il giornalino di Gianburrasca" di Vamba.


Ogni giorno Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca, annota in un diario gli avvenimenti della sua vita e della vita della sua famiglia. Naturalmente, poiché è stato educato a non mentire mai, dice sempre la verità, anche quella che non dovrebbe o potrebbe dire, o che le sorelle e i loro fidanzati, poi mariti, non vorrebbero si sapesse. E, certo, combina un sacco di guai per merito dei quali viene chiuso nel collegio Pierpaoli dove non solo non si educa, bensì diviene l'anima di una ribellione contro la falsa e tirannica disciplina che vi è imposta da una ridicola ma prepotente coppia di proprietari-direttori. Il diario diviene così la protesta e la rivolta di un ragazzo contro il mondo conformista e soffocante dei ''grandi''. Non per nulla Vamba dedicò il Giornalino ''ai ragazzi d'Italia perché lo facciano leggere ai loro genitori''. Diffusa in ogni pagina del diario c'è una scintillante comicità tutta toscana.



Su consiglio di un amico ho letto, tra un romanzo e l'altro, Il giornalino di Gianburrasca e sono qui oggi a raccontarvi qualcosa.

Inizio con il presentarvi il protagonista: Giannino Stoppani. Un vero e proprio terremoto. Uno di quei bambini che le maestre di scuola descriverebbero come iperattivo. Perché Gianburrasca è proprio così, una ne pensa e cento ne fa. E non sempre tutto va come lui vorrebbe, anzi, va sempre tutto male. Così male che dopo tutte le marachelle che combina, alcune meno gravi di altre, finisce per essere spedito nel collegio Pierpaolo Pierpaoli. Lì, quelli che dovrebbero essere degli educatori, ossia la nipote del signor Pierpaoli, Gerturde, e suo marito Stanislao, ne combinano di peggio. La loro avidità fa sì che ai bambini alla mensa venga rifilata una minestra con la risciacquatura dei piatti della settimana.
Alla fine, dopo varie peripezie, Giannino verrà cacciato persino dal collegio e rispedito a casa.

C'è da dire che questo bambino ne combina di tutti i colori. La sua storia è a tratti comica e a tratti fa riflettere. Se da un lato può essere considerata una lettura per ragazzi, dall'altra tratta argomenti socio-politico che forse a un ragazzino dei giorni nostri non è che interessa poi tanto.

Una lettura veloce, un centinaio di pagine, ambientato in Toscana e raccontato come una sorta di diario. Giannino, infatti, scrive le sue giornate su questo diario che lui chiama giornalino e a cui affida tutte le sue sciagure e pensieri. 
A volte ho trovato questo bambino di nove anni più grande della sua età; sarà per il periodo storico in cui ha vissuto che lo ha reso più adulto e, invece di vivere la sua infanzia, non fa altro che intromettersi nella vita degli adulti combinando solo danni.

È stata una lettura sicuramente piacevole perché la scrittura dell'autore è scorrevole e fluida, utilizza un linguaggio semplice, anche se a volte qualche frase scritta dal bambino non sembra appartenere a un piccolo di quell'età.

Avete letto Gianburrasca? Che ne pensate? Aspetto i vostri commenti.

A CURA DI