BLOGTOUR: "NYCTOPHOBIA" di Carlo Vincenzi
Eccoci qui con la terza tappa del Blogtour di Carlo Vincenzi per il suo romanzo "Nyctophobia".
Quando viaggi per l’Emilia
durante le ore notturne puoi vedere per decine di chilometri attorno a te, non
c’è nulla che blocchi la visuale verso l’orizzonte, a parte il denso buio dei
campi privi di illuminazione. Le città con le loro luci punteggiano la pianura
come tante piccole oasi di luce. Per quanto possa essere semplice questo colpo
d’occhio è stato una delle principali fonti di ispirazione per il mondo di
Nyctophobia, un mondo privo di luce dove il Buio è un’entità viva.
Il mondo è avvolto dal
manto nero del Buio, che ha coperto il sole gettando tutto nella sua ombra. Il
panico generato dall’inizio di quella che poi sarebbe stata chiamata “Lunga
Notte” ha causato un numero incredibile di morti, incendi e caos, prima ancora
che le persone si rendessero conto che strane cose accadevano a coloro che
rimanevano troppo tempo in assenza di luce.
Perché il Buio cambia
le cose viventi che tocca, rimodellandole a propria immagine.
Nuove piante, nuovi
animali hanno fatto in breve la loro comparsa: predatori privi di occhi o con
esche luminose per attrarre le prede, piante e funghi mai visti prima hanno
cominciato a coprire la terra e a reclamare lo spazio che prima era stato
addomesticato dalla civiltà.
Ma la cosa più
terribile partorita dall’Oscurità sono i Nocturni: si muovono in branchi, non
conoscono la pietà e sono il motivo per cui muoversi tra una città e l’altra è
così pericoloso.
I Nocturni sono ciò
che accade a un essere umano quando rimane troppo tempo avvolto dal
Buio: l’Oscurità è sempre pronta, in agguato aspettando il momento in cui
il fuoco si spegne, quando la luce elettrica ha un guasto, quando la lanterna
finisce l’olio. È lì in attesa di scolpire ogni essere umano a sua immagine, di
renderlo un predatore.
Le città hanno dovuto
rinchiudersi dietro alte recinzioni per tenere alla larga i pericoli che stanno
là fuori, sfruttando ogni fonte di luce disponibile, razionando il cibo,
arrangiandosi come possono in un mondo nuovo e oscuro, in cui tutte le certezze
e la stabilità che stavano sotto il sole sono ormai solo un ricordo.
Bologna, con i suoi
portici e le sue alte torri è stretta nel pugno di ferro del Podestà, che
governa con legge rigida che non ammette trasgressioni. O almeno all’apparenza.
La Città dei Cento, un
luogo di passaggio per coloro che per necessità sono costretti a spostarsi da
un centro all’altro, non è abbastanza grande e forte per resistere a lungo alla
pressione del Buio e delle sue creature.
Parma, un tempo città
d’arte e bellezza, resiste a stento coltivando i nuovi vegetali nati nelle
Lunga Notte, studiandone le proprietà medicinali.
Questi luoghi sono
separati da immensi mari di tenebra, privi di qualsiasi illuminazione e
infestati da predatori di ogni sorta.
Chi viaggia su ciò che
resta delle strade è costretto a servirsi di mercenari, gente abbastanza folle
da affrontare il Buio e i suoi pericoli, abbastanza spietata e dura da eseguire
quei lavori troppo pericolosi o troppo sporchi per coloro che vivono al riparo
nelle comunità.
Questo è il mondo in
cui Eliana è costretta a vivere, in cui è cresciuta fino all’inizio
dell’adolescenza, quando è stata esiliata dalla città di Bologna, buttata fuori
dai cancelli con solo un’arma e una piccola fonte di luce che si esaurirà
presto. L’esilio, nella Lunga Notte, è solo un eufemismo per definire una
condanna a morte. E tutto solo per un’ingiustizia.