SETTE BLOG PER UN AUTORE: "L.L.WORDS"

Ospitiamo oggi per la rubrica "SETTE BLOG PER UN AUTORE" l'autrice L.L.Words.







“Può nascere l'amore da una tragedia? Alexander C. King è reduce da un brutto incidente d'auto che lo ha costretto sulla sedia a rotelle; oltre all'uso delle gambe, sembra aver perso anche la voglia di vivere. I migliori medici di New York hanno provato l’impossibile con lui, senza purtroppo ottenere alcun miglioramento: le ferite più gravi, infatti, A.C. le ha nell'anima. Per non parlare del senso di colpa che lo tormenta e tiene sveglio ogni notte, rendendo ancora più difficile il suo recupero. Solo l'infermiere Robert Johnston e il Primario del “Green”, Daniel Zayn, credono che lui possa ancora farcela. Attraverso improbabili letture ad alta voce, scontri più o meno accesi e attacchi alle difese che A.C. ha eretto, riusciranno a tenere a galla il giovane, almeno fino all'arrivo di Ty. Il dottor Tyler Jones che per A.C. è l’ultima spiaggia.
Con un dono che per lui è una maledizione, Ty è un fisioterapista diverso dagli altri, anticonformista ed imprevedibile: il migliore nel suo campo.
Ma basteranno la passione per il suo lavoro, l’amore per la musica anni '80 e la costante presenza di Stone, il bastardino che ha adottato, per strappare A.C. all'inferno in cui è precipitato? Ma soprattutto… A.C. si farà aiutare?”



1) Chi è’ A.C.? Raccontaci qualcosa di te. 
Mi chiamo Alexander. C. King, vorrei dire A.C. per gli amici, ma non credo sia possibile visto che non ne ho… Non chiedetemi cosa vuol dire la C. perché non ve lo dirò mai. In apparenza faccio quella che tutti chiamerebbero una vita da sogno: figlio di un'attrice famosa, case sparse ovunque, autisti privati, viaggi e macchine lussuose e riflettori puntati sempre addosso da che mi ricordi… Dico in apparenza perché in ventisette anni di vita mi è sempre mancato costantemente l’affetto e la presenza dei miei genitori. Sono morti? No ma per me è come se lo fossero, quindi niente domande a riguardo. Grazie. 

2) Cosa ne pensi della tua storia? Nei limiti dello spoiler, sei contento di quello che ti capita nel romanzo? 
Sinceramente non so cosa abbia spinto Laura, ovvero L. L. Words, a scrivere di quello che mi è successo, ma credo sia stata tutta la disperazione che ho gridato al cielo fin da quando mi sono svegliato paralizzato in quel letto d’ospedale. Avrei preferito non farlo affatto, se devo essere sincero, ma evidentemente l’autrice crede che ci sia una speranza anche per me, visto che ha messo sulla mia strada Ty. 

3) Hai degli hobby di cui il tuo autore parla nel libro? 
Il sesso occasionale può essere considerato un hobby? Scherzi a parte la musica è la mia unica valvola di sfogo e saper suonare la chitarra mi ha sempre fatto dimenticare, almeno per qualche attimo, lo schifo che è la mia vita. Praticavo anche molto sport per distrarmi – corsa, nuoto - ma ormai tutto si è ridotto solo alla fisioterapia che mi fa seguire Tyler: bella fregatura! La musica è sempre stata la mia via di fuga preferita per scappare dai mostri che da sempre mi divorano l’anima perché lei, a differenza dei miei genitori, c’è sempre stata... Non potrei mai farne a meno, per di più ora che Tyler insiste a volermi far sentire quella robaccia vecchia che lui chiama musica! Bleah! 

4) Che personaggio sei? Un protagonista amato sin da subito o no? 
Ho letto diverse recensioni e spesso vengo etichettato come persona lagnosa o difficile da gestire: vorrei far capire al lettore che l’Inferno che vivo è vero e reale come le pagine del libro che sfoglia. Soffro e piango come una persona normale e spesso mi chiedo perché sia successo a me... Questo non vuol dire lamentarsi, ma cercare di capire perché sono ancora vivo quando tutto nella mia testa mi spinge a desiderare il contrario. Che poi abbia un brutto carattere, beh... è un dato di fatto, ma a me vado benissimo così come sono. 

5) Pensi che qualche lato del tuo carattere possa appartenere al tuo autore? 
La resilienza che ho scoperto di possedere. 

6) Tre aggettivi che ti descrivono. 
Testardo, sensibile, ribelle. 

7) Parlaci della città dove è ambientata la tua storia. 
New York è la città dove sono nato ma non l’ho mai sentita davvero mia anche se, prima dell’incidente che mi ha distrutto la vita, passavo da una festa all’altra come se nulla fosse. Personalmente preferisco posti immersi nel verde, tipo Battery Park, il Canada o la Svezia, dove posso entrare in contatto con le mie emozioni per capire la strana attrazione che sento nei confronti di Tyler. 

8) Che rapporto hai con gli altri personaggi del romanzo? Ti va di presentarceli? 
Non ho chissà quali rapporti con i personaggi di “Direzione la vita” ma se dovessi descrivere i legami più significativi per me inizierei da Robert Johnston ovvero “Bob”, l’infermiere che mi ha letteralmente salvato la vita: è stato l’unico che è riuscito a vedere oltre le mie urla e i miei scoppi di rabbia era stato, ma non sono pronto a riconoscerglielo. Così come mai ad ammettere che ho iniziato a provare affetto per quell’infermiere tutto lentiggini e sorrisi. In un arco di tempo relativamente breve, è diventato quel che di più simile ad un amico che ho mai avuto… E senza nessun secondo fine. Dovrebbe avere all’incirca la mia età ed è una delle persone più fastidiose, rumorose e appiccicose che conoscessi, ma in tre mesi di ricovero al “Green” non è mai capitato che inizi il suo turno senza prima accertarsi delle mie condizioni, né che qualcun’altro si occupi di me tranne quando è di riposo. 

Quella sensazione d’affetto nei suoi confronti, nata come un’erbetta spontanea in mezzo al cemento, è una cosa talmente rara e insolita per me, che mi ha tenuto sveglio più notti, tranne quando non sono gli incubi stessi a farlo. Nel corso della mia vita, non sono mai riuscito a relazionarmi così profondamente con un’altra persona. Ho sempre tenuto tutti a distanza, ma Bob, con il suo sorriso sincero e la battuta sempre pronta, sembra davvero essere l’eccezione alla regola, e tutto ciò mi destabilizza. 

Per quanto riguarda Tyler invece le cose sono diverse: fin da subito ci sono stati scontri e litigi, più o meno accesi. Quando l’ho visto entrare nella mia stanza d’ospedale ho pensato che sarebbe stato solo l’ennesimo medico che, dopo aver provato le sue miracolose cure, si sarebbe stancato per poi andarsene. Invece Ty mi ha stupito: non solo ha accettato il mio caso ma è diventato velocemente un’odiosa spina nel fianco! Ho perso il conto delle discussioni che abbiamo avuto così come dei telefoni che mi ha fatto schiantare contro il muro: volevo solo essere lasciato in pace, perché non lo capiva? Quel dannato medico non ha mai voluto saperne di andarsene, mai! All’inizio la sua stupida musica mi ha solo fatto incazzare, ma poi è diventata quasi parte delle mie ore, sostituendosi alla rabbia mescolata al senso di abbandono e solitudine che ho sempre provato. Per non parlare delle sue maledette liquirizie! Una volta ho contato quante ne ha mangiate: sette nel giro di mezz’ora! Ma un medico normale no? Pur controvoglia devo ammettere che la sua terapia, unita alla sua testardaggine e alle strane voci che ci uniscono, è riuscita ad arrivare dove nessun altro medico è mai arrivato prima: non so come è riuscito a farmi firmare i fogli per proseguire le cure a casa sua. So che è un errore ma una minuscola parte di me spera davvero che lui mi aiuti: sarà colpa dei suoi occhi azzurri che sembrano volermi scavare così in profondità l’anima? Ogni volta che mi guarda mi sento strano: ho lo stomaco sotto sopra e il cuore batte in maniera irregolare... Odio perdere il controllo delle mie emozioni, ma con Tyler questo sembra essere all’ordine del giorno, chissà se anche lui si sente così... 

9) La tua storia avrà un seguito? 
Sì, Laura sta già scrivendo il continuo del primo libro e so che ne farà anche un terzo e uno spin-off: a questo punto se non scrivesse la obbligherei! Ho scoperto di voler vivere e anche di essere capace di amare, quindi mei deve un happy ending! Niente domande a riguardo grazie! (Tyler lo guarda e sorride furbo, Laura fangirla male ed A.C. le mostra il dito medio: tutto regolare, tranquilli.) 

10) Cosa pensano di te i lettori nelle loro recensioni? 
Come ho già accennato sono un personaggio difficile: o mi ami o mi odi. Non ci sono vie di mezzo. Chi cerca un personaggio pieno di zucchero è bene che cambi libro! (Tyler alza gli occhi al cielo e Laura si copre il volto: A.C. ignora entrambi.) 

11) C’è un messaggio all’interno del romanzo che secondo te il tuo autore vuole trasmettere ai lettori? 
Quello che ha detto a me prima di iniziare a scrivere la mia storia: “A.C. per quanto la tua situazione sia disperata e il buio oscuri le stelle in cielo, c’è sempre una speranza di tornare a vivere, perché l’unica direzione possibile è quella della vita.” Credo che sia questo il messaggio di fondo di “Direzione la vita” 

12) Tre buoni motivi per leggere la tua storia. 
1) Anche le persone difficili e spigolose come me meritano una possibilità e qualcuno che creda in loro, come ha fatto Tyler con me. (A.C. arrossisce e Ty gli manda un bacio sulla punta delle dita: bacio che scatena un forte rossore sulle sue guance e l’ennesimo gestaccio. Tutto regolare, tranquille.) 
2) Perché “Direzione la vita” è davvero una storia toccante e può farti sia ridere che piangere allo stesso tempo: è diversa dalle solite che si trovano on-line. C’è molto di più di quello che sembra e il lettore, nel secondo volume, capirà quello che l’autrice ha seminato fin dalle prime pagine del primo. Inoltre se ami la musica qui troverai tante canzoni da poter ascoltare! Tra i miei gusti e quelli di Ty c’è l’imbarazzo della scelta: basta andare su Spotify e cercare “Libro DIREZIONE LA VITA” e il gioco è fatto. 
3) Perché la mia storia deve essere letta: spero che presto venga fatto nelle scuole, nei concerti, al Vaticano... ovunque. È un inno alla vita e alla resistenza, nonché alla tolleranza e all’andare oltre le apparenze... Credo d’aver detto tutto. Grazie di essermi stati ad ascoltare, spero d’incontrarvi presto di persona tra le pagine della mia storia. 

Ps: non spaventatevi, non sono così tremendo come sembro (Tyler scuote la testa e si copre il volto, per poi bisbigliare “È molto peggio in effetti”) 

A.C.