RECENSIONE: "IL RE SCORPIONE, IL FONDATORE DELL'EGITTO" di Valery Esperian
Buon Lunedì Wolves.
La recensione di oggi è del nostro Dante Wolf che ci fa conoscere le sue impressioni sul romanzo di Valery Esperian "Il re scorpione, il fondatore dell'Egitto" edito Fanucci Editore.
Il re Scorpione è una figura ammantata di leggenda. Identificabile, secondo le teorie più accreditate, con Narmer, uno dei capi delle nove tribù che popolavano l'Alto Egitto, era un sovrano spietato con i nemici. Lottò con determinazione per unificare le tribù dell'Egitto meridionale diventandone il dominatore assoluto. Il suo sogno era creare un unico grande impero capace di fondere i regni che si contendevano il Nilo. Una conquista militare del Basso Egitto sarebbe stata un'impresa ardua, ma Narmer sapeva anche che solo portando pace e giustizia avrebbe potuto trasmettere al popolo il sentimento di unità indispensabile per dare vita all'impero egiziano. Per riuscirci usò la religione a proprio vantaggio, facendo di sé stesso l'unico uomo capace di mediare con gli dei. Pose, inoltre, le basi per la diffusione di quella che si sarebbe rivelata un'arma potentissima: la scrittura. Vero fondatore dell'Egitto, dopo aver deposto le armi, sposò la regina del Basso Egitto diventando anche il primo sovrano della stirpe dei Faraoni
La vicenda si svolge nell’Antico Egitto degli albori, intorno al 3000 a.c. Un signore della guerra, conosciuto come Il Re Coccodrillo, sta mettendo a ferro e fuoco i villaggi dell’Alto Egitto. Una maga di uno di questi villaggi saccheggiati, moglie del capo ucciso da Coccodrillo stesso, predice al tiranno che in futuro morirà per mano di uno dei suoi figli. Tornato al suo villaggio tenta di far uccidere le sue concubine, ma queste riescono a scappare con i rispettivi figli. Mentre risalgono il Nilo su di una barca, vengono attaccate da una banda di predoni. Le due donne e un bambino vengono dati per morti. L’altro bambino verrà adottato da una famiglia di pastori abitante del villaggio di Re Toro, e gli verrà dato il nome di Narmer. Il ragazzo cresce allevando buoi insieme a suo fratello e il padre adottivo, proteggendo la sorella adottiva, ed ogni tanto ha qualche battibecco con i figli di Re Toro. Narmer è ignaro del suo passato, e come unico ricordo ha solo un medaglione co inciso uno scorpione. Un giorno la sorella viene rapita da una banda di predoni, il cui capo si rivelerà essere in seguito l’altro bambino, sopravvissuto anche lui. Narmer decide così di unirsi alla carovana di un mercante sumero, per avere notizie della sorella rapita e avere risposte sul suo medaglione. Inizierà cosi un viaggio tra l’Egitto e la Mesopotamia, durante il quale Narmer conoscerà nuovi popoli e nuove usanze, e tutto ciò non solo influenzerà il destino non solo della sua vita, ma quella dell’Intero Egitto.
Il romanzo
ci presenta un Egitto ancora barbaro, forse quello meno conosciuto, di cui
l’archeologia ha ancora tanto da scoprire. Nel romanzo troviamo due figure identificate
come la stessa persona, ovvero Il Re Scorpione e Narmer. Il primo si tratta di
un signore della guerra vissuto nell’Egitto pre-dinastico mentre il secondo,
conosciuto anche come Menes è passato alla storia come il primo faraone
d’Egitto, unificatore dei due territori in cui era diviso il regno (Alto e
Basso Egitto). Le recenti scoperte archeologiche hanno ipotizzato che si
trattasse di due persone differenti, anche se vissuti a distanza di pochi anni,
ma tuttavia nel romanzo c’è un fondo di verità parziale, poiché il Re Scorpione
veniva citato nelle fonti greche con il nome appunto di Narmer. Un particolare
essenziale e la descrizione dell’Egitto prima dei faraoni e le differenze dei
due territori in cui era diviso. Da una parte abbiamo l’Alto Egitto fortemente
agricolo e pastorale, e dall’altra il Basso Egitto con le prime città e la
prima classe mercantile, tra cui la città di Menfi che diventerà la capitale
del primo regno. Un altro particolare è il fatto che ogni re viene identificato
col nome di un’animale, che simboleggia il totem protettore di quel determinato
villaggio, e ciò giustifica anche il fatto che nella religione egiziana le
divinità vengono rappresentate con sembianze di animali. Restando in tema di
religione, è interessante notare di come ogni villaggio abbia il suo sciamano,
che si evolverà poi nella figura del sacerdote egiziano vero e proprio, che
nell’antico Egitto non si limitava alla sola religiosa ma anche culturale, e di
come la magia per anni sia stata una protoscienza.
Inoltre nel libro conosciamo
a fondo il popolo dei sumeri, forse ancora poco conosciuto, ma che all’epoca
era la civiltà più all’avanguardia del mondo, e quindi creatori di civiltà,
addirittura secondo la tradizione mitologica, la città di Ur, in cui Narmer si
recherà e vivrà per un periodo è stata la prima città del mondo.
Infine, il
romanzo è un misto tra storia e finzione, poiché alcune figure citate nel libro
sono realmente esistite, tra cui il Re Coccodrillo stesso, Re Ka e Hiri-Horo
(vissuto molti anni addietro, e che nel romanzo è venerato come una divinità il
cui sogno era un Egitto unito).