RECENSIONE: "LA FALENA E LA LAMPADINA" di Giusy Laganà
La nostra Dott.ssa Biotech ha letto per noi il racconto di Giusy Laganà "La falena e la lampadina" edito Tulipani Edizioni.
Una falena molto riflessiva e razionale, una sera d’estate, si trova, durante il suo volo, ad osservare una lampadina secondo una “luce” diversa. Lo sanno tutti che le falene rischiano di bruciarsi se si avvicinano troppo ad una fonte di calore. Eppure, tutte quante, corrono questo misterioso rischio. Ma cosa si nasconde dietro tutto questo?
Questa storia è la metafora perfetta della capacità di mettersi in gioco nella propria vita.
Ho trovato questo breve racconto molto intenso. Mi ha ricordato in un certo senso il paradosso del gatto di Schrödinger: possiamo fare delle supposizioni, ma non possiamo sapere cosa accadrà se non scegliamo di agire.
La morale che si nasconde tra le righe è molto profonda: la falena siamo noi, la lampadina invece rappresenta tutte le sfide o le scelte che la vita ci pone di fronte. Spesso accade che ci troviamo a vivere una vita tranquilla, fluttuiamo nella nostra “comfort zone”, e all’improvviso ci viene messa davanti una scelta: che facciamo? Sappiamo che dove ci troviamo ora stiamo bene, ma la scelta ci sembra allettante, siamo curiosi ma allo stesso tempo spaventati da ciò che accadrà dopo averla fatta. Magari staremo meglio, ma può anche darsi di no. Magari rischiando potremmo provare sensazioni nuove, migliori, provare un’ebbrezza e un’euforia che mai proveremmo restando dove siamo, ma dall’altra parte c’è anche il rischio di ferirsi. È la dura lotta della razionalità contro l’istinto.
Come
diceva Fëdor Dostoevskij “Un minuto intero di beatitudine! È forse poco per
colmare tutta la vita di un uomo?”
Insomma,
è molto difficile mettersi in gioco, abbandonare il vecchio e noto per il nuovo
ma ignoto. Ed è questo che ci porta inevitabilmente a far passare, senza
coglierle, molte scelte, la paura, l’insicurezza, spesso la comodità. E poi ci
sono quelle scelte che ci sembrano un po' più sicure, che hanno un tempo di
“latenza” in cui siamo sempre in tempo per tornare sui nostri passi.
Un racconto semplice, ma ricco di significato.