RECENSIONE: "ACQUE DEL BOSFORO, ACQUE DEL PIAVE" di Elsa Zambonini Durul
La nostra Dott.ssa Biotech ha letto per noi il romanzo di Elsa Zambonini Durul "Acque del bosforo, acque del piave".
Vediamo insieme le sue impressioni.
Acque del Bosforo Acque del Piave - L’archetipo di Caino
e Abele, dove Abele è una sorella scomparsa. E poi c’è Isabella anche lei
svanita nel nulla quarant’anni prima. C’è un legame fra le due sparizioni? Lisa
si trova a confrontarsi con questo dilemma quando Caino decide di nascondersi
in casa sua. La protagonista (di Lo stivale d’oro di Istanbul e di Istanbul –
il viaggio sospeso) deve contemporaneamente misurarsi con le gioie, ma anche i
molti dolori che il suo compagno, il turco Emre, le procura. Al nucleo thriller
si interseca un tessuto narrativo incentrato su fratellanze e genitorialità
difficili e sofferte, legittime e illegittime di una madre e di un padre non
accettati dai rispettivi figli che a loro volta sono lacerati da sentimenti
contrastanti fra loro.
Sullo sfondo della vicenda, scura e inquietante, incombe la diga del Vajont con una rinnovata narrazione di sventura.
Sullo sfondo della vicenda, scura e inquietante, incombe la diga del Vajont con una rinnovata narrazione di sventura.
In “Acque del Bosforo, Acque del Piave” seguiamo le
vicende di Lisa, che si troverà di fronte ad una situazione particolare: la
scomparsa di due persone che, essendo vissute in epoche diverse non si
conoscono, ma le cui sparizioni sembrano essere collegate in qualche modo. Ci
ritroviamo così catapultati insieme a Lisa nelle sue indagini e nelle sue
ricerche, mentre ci fanno da sfondo l’Italia e la Turchia, ognuna con i suoi
intrecci e segreti famigliari, mentre lei inizierà a scavare a fondo nella
faccenda, portando alla luce segreti tenuti sepolti da anni.
“Acque del Bosforo, Acque del Piave” è il terzo libro
della trilogia “Lo stivale d’oro di Istanbul” che può essere letto anche come
uno stand alone. Il genere è un giallo, non propriamente polizesco, poiché le
ricerche e le indagini vengono seguite dalla protagonista stessa.
Il dualismo del titolo credo sia voluto, in quanto la
protagonista, Lisa, è una donna italiana che da piccola viveva in una villa che
affacciava sul Piave, e che, una volta sposata con Emre, di origini turche, si
trasferisce con lui a Istanbul, in una casa che si affaccia sul Bosforo.
La narrazione avviene in modo molto lento, forse unica
pecca di questo romanzo, però è una lentezza necessaria poiché vengono svelate,
man mano che si prosegue, alcune vicende famigliari che servono, alla fine, ad
avere un quadro completo di quelli che sono i legami tra i protagonisti, e
segreti che per anni erano stati seppelliti, e che danno un senso a quelle che
sono le vicende che si sviluppano nel presente.
Durante la lettura l’autrice ci fornisce uno spaccato di
quella che è la cultura turca, in particolare, essendo una forte sostenitrice
dell’indipendenza femminile e della parità dei sessi, ho molto apprezzato la
focalizzazione sulla figura del maschio dominante, che sembra essere radicata
in molte culture, in cui la donna viene vista come colei che cura il “focolare
domestico”, che non esce da sola, che si attiene alle decisioni del marito. E
mi è piaciuta la “risposta” della protagonista a tutto ciò, ossia una donna
indipendente che cerca con ogni mezzo di prendersi la sua libertà, a cominciare
dal continuare a lavorare, cosa che il marito non vorrebbe.
In definitiva, un bel giallo, ricco di segreti, con
dinamiche famigliari ben definite, una bella storia articolata, dalle mille
sfaccettature e mille tematiche. Consigliata!