INTERVISTA AL PERSONAGGIO #13: "MARCO GOTTARDI"


Salve Amici Lettori.
Oggi ospitiamo Marco Gottardi, vicequestore della SICE, protagonista del romanzo di Fernando Santini.



Intervista al Personaggio


     1) Chi è’ Marco Gottardi?
Ciao a tutti. Sono un vicequestore e sono il responsabile della Squadra Investigativa Crimini Efferati


   2)Cosa ne pensi della tua storia? Nei limiti dello spoiler, sei contento di quello che ti capita nel romanzo?
Le storie in cui mi colloca il mio autore (parlo al plurale perché al momento ne potete leggere due, ma lui ne ha preparate altre due e sta pensando alla quinta) sono, purtroppo, realistiche. Pur non essendo basate su fatti realmente accaduti, potrebbero svilupparsi da un momento all'altro. Devo confessare che sono storie dinamiche e piene di adrenalina e cercano di mostrare il mio mondo, che, purtroppo è fatto di crimini, e il modo in cui noi investigatori cerchiamo di lavorare per trovare i criminali. Essendo un poliziotto e dovendo indagare su crimini brutali, non posso essere contento per quello che accade. Vorrei poter evitare di essere chiamato a guardare il corpo di un bambino sdraiato sul letto gelido di un obitorio. Però, malgrado viva tali orrori, sono soddisfatto, perché la mia squadra non si lascia sopraffare dalla rabbia e dall'orrore e ha sempre saputo trovare delle informazioni che ci hanno messo sulle tracce dei colpevoli.

    3)Hai degli hobby di cui il tuo autore parla nel libro?
Da giovane mi piaceva suonare la chitarra. Ero un amante della musica rock, portavo i capelli lunghi e i pantaloni strappati. Ero un ribelle. Non avrei voluto farlo sapere in giro, perché ero diverso da quello che sono ora, ma il mio autore ha trovato il modo di far scoprire questo mio segreto usando una donna eccezionale.

   4)Che personaggio sei? Un protagonista amato sin da subito o no?
È difficile dare un giudizio su sé stessi, penso sia più corretto riportarvi quello che mi dicono coloro che leggono i romanzi in cui io mi muovo. La storia e le indagini si svolgono in maniera collegiale con la partecipazione di diversi personaggi eppure il mio è quello che viene considerato più in risalto. Probabilmente perché sono il responsabile della squadra e, nel bene o nel male, sono colui che può indirizzare e motivare gli altri personaggi. Mi dicono che mi amano da subito per la mia calma, la mia capacità di ascoltare e motivare le persone, per il mio equilibrio. In realtà io ho non faccio niente di speciale, semplicemente mi comporto con gli altri come vorrei che gli altri si comportassero con me e, come responsabile, credo che sia mio dovere proteggere la mia squadra prima ancora di guidarla.

    5)Pensi che qualche lato del tuo carattere possa appartenere al tuo autore?
Penso che ogni autore inserisca nei personaggi alcuni elementi  del suo carattere. Nelle storie della Squadra Investigativa Crimini Efferati ci sono tratti di Fernando Santini in me, nel mio vice Vincenzo Palladini, e in Teresa Berti, la nostra hacker. Nel mio caso le differenze principali sono che lui non ha mai dovuto guardare la morte negli occhi, quindi non so come reagirebbe. Per rispondere alla tua domanda, ti confesso che la mia convinzione sull’importanza del gioco di squadra l’ho ereditata dal mio autore.


    6)Tre aggettivi che ti descrivono.
Attento, determinato, protettivo


    7)Parlaci della città dove è ambientata la tua storia.
La prima storia SICE Le bambole non hanno diritti si svolge tra Roma e Lecce, la seconda SICE Polveri Sottili tra Genova, Piacenza e Verona. Sono città diverse dove, però il male corrompe colletti bianchi, persone potenti e ricche, poveri diavoli affascinati dal denaro, soggetti che hanno la sola colpa di essere capitati sulla strada di autentici criminali. Le città in cui si svolgono le storie sono una sorta di fondale che accompagnano i personaggi nella narrazione.

Roma è una città tentacolare in cui la politica, il potere, il denaro governano la vita di molti. Lì la mia squadra si è trovata di fronte a personaggi del mondo dello spettacolo e dell'economia scoprendo che per certe persone la cultura e il denaro non sono sufficienti per godersi la vita. Lecce è una città solare dove sarebbe bello rilassarsi e godersi la magnificenza della natura, ma è anche la città in cui abbiamo incontrato un posto in cui speranze e paure convivono, un posto in cui i più deboli diventano semplicemente merci. Genova è un gioiello affacciato sul mare con le prealpi che sembrano accogliere il mare tra le loro braccia. È anche una città portuale, che vede una considerevole attività di sbarco/carico di merci. Lì la Squadra Investigativa Crimini Efferati ha incontrato dei camionisti, gente che viaggia per tutta Europa e che, qualche volta, accetta di portare con sé materiali pericolosi solo per rincorrere il mito della ricchezza. Piacenza è una città della pianura padana, una città del nord in cui industrie e agricoltura viaggiano a braccetto. Una città circondata dal verde dei campi e dall’azzurro dei corsi d’acqua. In questo ambiente sano e naturale abbiamo trovato persone che tengono al benessere comune, ma nascoste dietro di loro, abbiamo scoperto soggetti più interessati al denaro che alla tutela dei beni comuni. Verona è la città dell’amore impossibile, punto di accesso al mondo produttivo del nordest, ma per noi è stata anche la città in cui la nobiltà ha incontrato la malavita organizzata, la città in cui alcuni nostri colleghi hanno buttato alle ortiche la divisa.



    8)Che rapporto hai con gli altri personaggi del romanzo? Ti va di presentarceli?
Premetto che sono davvero tanti perché si tratta di una storia corale. Fernando, infatti, crede che in tutte e attività si lavori in squadra. Questo è maggiormente vero nel settore della polizia investigativa dove le indagini, proprio per la loro complessità, vengono portate avanti da più persone. Nei romanzi della serie SICE potrete incontrare questi personaggi:
Vincenzo Palladini. È il mio vice. Un uomo duro, che ha un elevato senso della giustizia e che qualche volta si sente limitato dalle leggi (lui vorrebbe strapazzare un poco i colpevoli per farli confessare).
Teresa Berti. È la mia hacker. L’ho prelevata dal reparto della polizia postale perché avevo bisogno del nostro massimo esperto in informatica. Sono infatti convinto che le indagini debbano sempre più usare la tecnologia per trovare prove, per scoprire piste.
Rita Getto. È una donna scontrosa, dura, determinata. La conoscevo da tempo e mi piaceva come agente. Poi ha avuto un trauma e si era come bloccata. L’ho voluta nella mia squadra perché credo in lei.
Guido Parisi. È un guitto, un giullare. Mi serviva qualcuno che potesse, con una battuta, abbassare il nostro livello di tensione. Guido, però non è solo questo. Lui, come me, è stato un infiltrato. Ha visto in prima persona cosa sia la violenza e ha rifiutato il fascino potente della malvagità.
Davide Catena. Calmo, metodico, amante delle discipline orientali. L’ho incontrato molto tempo fa, eravamo entrambi infiltrati in due famiglie camorristiche che siamo riusciti a distruggere. Sono rimasto in contatto con lui negli anni e quando ho selezionato le persone della squadra gli ho chiesto di venire con me.
Roberto Zanzi. Non so chi sia, ma il mio autore lo conosce bene e quindi gli ho chiesto informazioni. È il capo della struttura segreta chiamata ARCO. Questa struttura tortura i possibili criminali e poi mi fa avere le loro confessioni. Io non amo i giustizieri e credo che le persone di ARCO siano comunque colpevoli perché non rispettano le leggi. Se un giorno dovessi scoprire chi è Roberto, lo manderei diretto in galera. Peccato che non potrò ricordare questa rivelazione fatta dal mio autore.
Marco Roversi. Prefetto e Direttore del dipartimento antiterrorismo dei Servizi Segreti. Lo conosco di fama. Duro, determinato, con notevoli successi nella sua carriera. Quello che non so è che lui è anche il responsabile operativo di ARCO.  Quanto vorrei poter ricordare quest’intervista.
Davide Gori. Procuratore della Repubblica e membro del Direttivo da cui dipende la mia squadra. È un giudice illuminato che non limita la mia azione investigativa e che è sempre pronto ad autorizzare le nostre azioni. Mi piace davvero tanto poter contare su di lui. Certamente la mia valutazione cambierebbe se scoprissi che lui è il numero 3 di ARCO e che li informa sulle attività della squadra.

Ci sono ancora tanti personaggi che assumono un ruolo e uno spessore che crescerà nel terzo e quarto capitolo della serie. Non li nomino qui perché l’autore mi ha detto che se faccio spoiler mi cancella con un colpo di matita (e non sarebbe una morte onorevole).


    9)La tua storia avrà un seguito?
Come ho già svelato in alcune delle risposte precedenti, SICE nasce per essere una serie. I romanzi sono e saranno, contemporaneamente, autoconclusivi e legati. Il termine autoconclusivo deve applicarsi all’indagine su cui è impegnata la squadra. Le indagini nascono e si concludono in ogni romanzo. Ogni storia, poi, sarà legata ad eventi accaduti nei romanzi che la precedono. Anche questo è abbastanza ovvio in quanto i personaggi evolvono con il passare del tempo, raccontano parti del proprio passato oppure vivono situazioni che cambiano il loro futuro.

10)Se potessi cambiare il lavoro che il tuo autore ti ha affibbiato nel romanzo, cosa ti piacerebbe fare?  
Nel passato mi è stato urlato in faccia che io amo questo lavoro. Che io amo l’adrenalina che cresce in me durante le azioni. Che amo quella sensazione di paura che ti prende quando hai in mano una pistola e i colpi sibilano intorno. Che adoro il momento in cui chiudo le manette intorno ai polsi di un colpevole perché sono convinto di aver fatto del bene alla società. Tutto questo me lo disse un donna, urlando alle tre del mattino in un corridoio di un ospedale romano, mentre il sangue colava dalla mia spalla. Era una donna che amavo tantissimo e che avevo portato all’altare. Aveva ragione! Lei non ha retto alla tensione, lei mi ha lasciato con il mio vero amore. Quindi, sinceramente, non mi vedo in un altro lavoro.

    11)Cosa pensano di te i lettori nelle loro recensioni?
Che vorrebbero incontrare una persona come me nella loro vita. Vengo visto come una persona seria, tranquilla, con degli ideali, capace di tenere unito un team, capace di consolare chi sta soffrendo e di spronare tutti per poter dare il meglio. Sinceramente, quando leggo i commenti dei lettori, mi imbarazzo. Io non credo di essere speciale. Io penso di essere una persona normale con dei valori.

12)Se potessi entrare nel romanzo di un altro autore, in quale ti piacerebbe finire e perché? 
Se proprio dovessi scegliere, mi piacerebbe incontrare Salvo Montalbano, per sentire gli odori e vedere i colori della sua Sicilia e per farmi guidare alla scoperta dei piatti che lui assapora senza mai ingrassare.

13)C’è un messaggio all’interno del romanzo che secondo te il tuo autore vuole trasmettere ai lettori? 
Fernando vuole esagerare e nella serie SICE ci sono diversi messaggi e riflessioni. Alcuni sono espressi in un romanzo, altri sono dispiegati, a pezzettini, attraverso l’intera serie.
Il messaggio principale, ben chiaro fin dal primo romanzo, riguarda il concetto della giustizia. Le leggi e le regole sono alla base del vivere civile. Questo assunto è accettato con facilità da parte di tutti noi, ma siamo in grado di continuare a crederci quando ci troviamo di fronte a delitti feroci? Io ho indagato sulla morte di un minore, trucidato, violentato da persone brutali. Ho indagato cercando di mantenere la calma, cercando di rispettare le leggi. Gli uomini di ARCO, invece, ritengono che la ricerca delle prove e dei colpevoli possa essere fatta torturando le persone coinvolte nel crimine. Il lettore come si posizionerà? La penserà come me o come ARCO. Capirà cosa vuol dire derogare alle regole? Capirà cosa vuol dire accettare le regole?
Un secondo, chiaro, messaggio è sul concetto di squadra. Io con la mia, ARCO, i diversi criminali che incontriamo. Tutti sono in realtà delle squadre in cui operano diversi soggetti, ognuno con le proprie caratteristiche. Il messaggio, che per me è molto chiaro, è che non siamo mai soli nelle nostre azioni, quindi dobbiamo capire come si possa lavorare insieme in modo da raggiungere i nostri obiettivi (se lo capissero i cattivi, sarebbero problemi).

14)Tre buoni motivi per leggere la tua storia. 
Evasione. La storia, che si legge in una giornata, ti trasferisce in un altro mondo e ti fa vivere dinamismo e colpi di scena. L’ideale per un break dalle tensioni della vita.
Riflessione. Le storie affrontano temi attuali (immigrazione, traffico minori, traffico rifiuti tossici) che spesso leggiamo sui quotidiani, ma di cui non comprendiamo i potenziali rischi collaterali.
Scoperta. Leggere un romanzo e vivere un film. Questo accade leggendo SICE.

15)Rivolgiti direttamente ai lettori e cerca di catturare la loro attenzione affinché acquistino il romanzo del tuo autore. 
La Squadra Investigativa Crimini Efferati vi aspetta per regalarvi emozioni, sorrisi, pensieri. Quindi:
·        se siete alla ricerca di una storia piena di azione e adrenalina;
·        se volete vivere in prima persona un’indagine complessa;
·        se volete regalarvi alcune ore lontano dallo stress del lavoro;
·        se volete un compagno di viaggio durante gli spostamenti in metro o in treno;
·        se soffrite di insonnia e volete occupare le ore solitarie della notte.
Leggete delle nostre storie e troverete degli amici.

Grazie a Marco Gottardi per aver partecipato alla nostra intervista e grazie a Fernando Santini che si è prestato al nostro gioco :)