TERZA GIORNATA PER MICHELA RIVETTI E IL SUO ROMANZO "LA CHIAMATA DI VISNU"


A rieccomi Wolves Readers!!!
Come accennato questa mattina, adesso è il turno dell'autrice Michela Rivetti e del suo romanzo "La chiamata di Visnu".
Pronti a scoprire qualcosa in più su Michela e il protagonista del suo romanzo?
Allora non vi resta che leggere la sua doppia intervista subito dopo aver letto la trama!


Visnu: il grande dio protettore della triade induista. Ogni qual volta che il mondo rischia di sprofondare nel male e nell’ignoranza e di perdere anche il poco bene che ancora vi alberga, egli veste panni mortali e da solo od aiutato da eroi, nasce sulla Terra per proteggerla.
Hiranyakshva, antico Asura che ha abbracciato la religione della scienza, si risveglia da un letargo di milioni di anni, determinato ad estirpare il dharma, l’etica e la morale poiché non esprimibili da una formula matematica e dunque inesistenti, a suo avviso.
Visnu, dunque, chiama antichi eroi a reincarnarsi per affiancarlo in questa nuova lotta combattuta non solo sui campi di battaglia e con armi, ma soprattutto negli animi e con la fede.
Irma, una giovane archeologa e alcuni dei suoi amici frati indiani prenderanno coscienza di chi erano nella loro vita precedente e dovranno adempiere al loro dovere, trovandosi a combattere in mezzo a Naga (uomini serpenti), Gandharva (musici e guerrieri celesti), i mostruosi e sanguinari Rakshasa e Yaksha e i Pishacha, esseri che sconvolgono le menti. Gli eroi troveranno un poco di quiete nel riflettere tra le strade odorose, gli edifici colorati e la cultura del Tamil Nadu.
La reale India del sud viene animata dalla mitologia tradizionale, in un romanzo dove nell’incontro tra culture si trova l’universalità di alcuni principi e valori.


AUTORE VS PERSONAGGIO: LA SFIDA

1)Chi è Michela Rivetti? Raccontaci di te e attribuisciti 3 aggettivi.
Ciao a tutti, allora sono una giovane Reggiana, ho quasi 27 anni (Cielo, che impressione scriverlo! …e dire che mi sembra di essere appena uscita dalle superiori!). Le mie attività principali sono studiare storia antica e orientale all’università di Bologna (in particolare i miei settori sono l’India e la Persia), scrivere romanzi o racconti di carattere fantasy o storico, recitare sia in dialetto che in italiano, portando in scena spesso e volentieri opere di genere gotico.
I miei tre aggettivi potrebbero essere: curiosa, sognatrice, determinata.
Chi è Jerolam ? Raccontaci di te e attribuisciti 3 aggettivi
Buongiorno, grazie per questa intervista. Spero di non sbagliarmi nel parlare: anche se ho studiato alcuni anni in Italia, è trascorso ormai parecchio tempo e in India non ho molte occasioni per esercitarmi, se non quando padre Ernesto viene a trovarci in agosto.
Io sono nato e cresciuto qui, in Tamil, nell’estremo sud dell’India. La mia famiglia è sempre stata cattolica; qui il cristianesimo è presente da sempre, da quando giunse l’apostolo Tommaso a predicarlo, prima di essere martirizzato. Avevo diciassette anni quando decisi di diventare frate e partecipai al campo vocazionale per essere ammesso tra i postulanti; poi sono stato un pre-novizio, un novizio …e così via, fino a completare la mia formazione che, come di norma, è durata 12 anni. Ho amato studiare la lettura inglese, il greco antico, filosofia e teologia. Non mi interessa solo la religione cristiana, mi piace cercare Dio in tutte le forme in cui è adorato, per questo mi piace leggere anche testi induisti, islamici e altro ancora che mi capita sotto mano. Questi miei interessi mi provocano qualche rimprovero da parte dei miei superiori, ma non mi importa. Quelli che proprio non sopporto sono quelli da parte di quel borioso di padre Shardul, ma stringo i denti e cerco di non discuterci.
Per descrivermi userei come aggettivi: pio, riflessivo e devoto.
2)Cosa ne pensi del tuo personaggio?
È un uomo di grande sensibilità, premuroso e pone sempre gli altri prima di sé. È un verso servo di Dio e fa di tutto per vincere se stesso. Ha però alcune questioni che deve risolvere e deve decidersi ad affrontarle, anziché ignorarle, prima che siano esse ad avere il sopravvento su di lui.
Cosa ne pensi del tuo autore?
È una ragazza molto dolce ma si nasconde per paura. Riflette il suo interesse per l’interiorità (e forse la psiche?) delle persone in quel che scrive. Io e gli altri personaggi ci fermiamo spesso a ragionare su noi stessi e il nostro rapporto con gli altri, con il mondo, con la spiritualità. Le piace metterci in difficoltà e alla prova, ma non vuole farci smarrire.
3)Nell’ordine: Libro, Musica e Cibo preferito
Michela: Il Mahabharata, il genere non importa quel che conta è che abbia un testo significativo … come posso decidere tra cioccolato e lasagne?
Jerolam: Il paradiso perduto di Milton, sono affezionato alle musiche tradizionali Tamil suonate con la vina, il mridnagam e così via, le dosa ripiene sono senza dubbio il mio cibo preferito.
4)Se potessi cambiare lavoro, cosa ti piacerebbe fare?
Michela: Ehm … visto che sono studentessa, posso puntare sul trasformare lo scrivere o il recitare in una professione? … altrimenti, direi la psicologa. Anni fa sono stata parecchio indecisa tra l’archeologia e la psicologia.
Jerolam: Forse l’insegnate, mi piace guidare i ragazzi, insegnare loro e aiutarli quando sono in difficoltà.
5)Se potessi cambiare qualcosa della storia ormai pubblicata, lo faresti? Se sì, perché? (Raccontacelo nei limiti dello spoiler)
Michela: A livello di trama non credo cambierei nulla. Forse inserirei alcuni dettagli in più circa l’ambientazione. Ho scoperto solo a posteriori che Ashwatthaman, un personaggio mitologico che ho utilizzato nel romanzo (anzi è colpa sua se il romanzo esiste), è legato a una delle città in cui si svolge la storia (Mahabalipuram). Se potessi modificare qualcosa, sarebbe probabilmente per dare risalto a questa connessione.
Se potessi cambiare il destino della tua storia, lo faresti? Se sì, perché? (Raccontacelo nei limiti dello spoiler)
Jerolam: Io ho avuto la possibilità di scegliere che strada prendere. Sono il personaggio che forse è stato messo alla prova più di ogni altro, ho tentennato, sono stato messo di fronte a un bivio e ho scelto la mia strada. In un certo senso, quindi, ho già dato alla storia la direzione che preferisco.
6)Hai una nuova avventura per Jerolam?
Non in maniera ben chiara, sebbene qualcosa stia bollendo in pentola. Sul mio blog avevo iniziato un racconto sequel ma al momento è in sospeso. Jerolam, poi, non era ancora apparso in quei primi capitoli. Lui ha già affrontato la propria grande prova, credo che se ritornerà sarà solo per supportare altri personaggi.
Se questa ambientazione dovesse continuare a svilupparsi, non escludo che potrebbe avere di nuovo una sua grande quest.
Hai qualche proposta per Michela nel caso di una nuova avventura?
Se ci saranno al mio fianco padre Yacqomin e il principe Iravan, ne sarò ben contento. Sì, se assieme a noi sarà presente anche Irma, meglio ancora, ma lei vive lontano, quindi non so se riuscirà a tornare.
7)Ti sei ispirato a qualcuno per la descrizione fisica/caratteriale del tuo personaggio?
Sì, decisamente sì, sia per l’aspetto fisico che per il carattere mi sono basata su un mio amico indiano. Beh, per essere più precisa, il carattere è quello che io immagino che il mio amico abbia. Lo vedo una manciata di giorni all’anno, quindi non posso certo affermare che egli sia proprio come io lo percepisco.
Pensi che il tuo autore si sia ispirato a se stesso per qualche tua caratteristica?
No. Credo, anzi, che abbia pensato alla versione idealizzata di un suo conoscente.
8)C’è un personaggio secondario nel romanzo che merita di essere citato a pari del protagonista?
In tutta sincerità, devo confessarvi che Jerolam è il coprotagonista, che vive quest’avventura assieme ad Irma, una giovane archeologa.
Sono affiancati da vari personaggi e ne vorrei citare diversi. Ashwatthaman poiché il triste destino che gli riserva l’epica induista mi ha commossa a tal punto che ho deciso di scrivere questo romanzo principalmente per poterlo salvare dalla sofferenza di vivere in eterno vecchio, malato e maltrattato da tutti.
C’è poi Iravan, principe dei Naga (essere metà umani e metà serpenti), che vuole dimostrare soprattutto a se stesso di essere una persona migliore rispetto a quella che è stata in una vita precedente.
Una menzione la merita anche padre Yacqomin, uno dei vari frati presenti nel libro, sempre allegro e con lo sguardo da fanciullo. I miei lettori lo hanno definito sembrare “uno zio buono”.
Infine voglio citare anche l’incontentabile professor Erberti le cui lamentele sono il nervo comico del romanzo.
9)Parlaci del messaggio che vuoi trasmettere tramite il tuo romanzo.
Temo che la risposta a questa domanda mi renderà parecchio impopolare.
Quella che nel libro appare come la classica lotta tra il Bene e il Male è in realtà lo scontro tra la fede e il non credere. Non vuole essere una critica o un attacco all’ateismo, bensì a certi atteggiamenti che vedo sempre più diffusi. Mi è capitato spesso di notare comportamenti aggressivi e insulti nei confronti dei credenti (indipendentemente dalla religione) ed è contro questi atteggiamenti che rivolgo la mia critica. Il messaggio che voglio far passare è che il fanatismo non è un fenomeno esclusivo della religione ma può manifestarsi in molti ambiti (gli ultras che si menano per una partita di calcio non sono forse fanatici?). Voglio dunque mettere in guardia dai pericoli che nascono quando a qualsiasi idea si applica un atteggiamento fanatico, ossia quando la forma ha più importanza della sostanza.
È riuscito, secondo te, il tuo autore a trasmettere tramite la tua storia un messaggio?
Non saprei. Non so quanti lettori non si soffermino alla semplice dicotomia tra bene e male e approfondiscano i substrati. Non abbiamo ricevuto molte recensioni, finora, ma tutte si limitano a parlare della classica lotta tra il Bene e il Male, senza sottolineare come questi termini vengono concepiti nel testo.
10) È il momento dello “Spot Time”. Perché i lettori dovrebbero acquistare questo romanzo?
Michela: Per conoscere l’India, la sua religione e mitologia e il modo di vivere attuale con le sue tradizioni. Ho viaggiato più volte in Tamil Nadu e ho basato l’ambientazione sulla mia diretta osservazione dei luoghi e degli usi. Inoltre è un buon romanzo per chi vuole avere qualche spunto di riflessione e porsi delle domande.
Jerolam: Consiglio questo libro a tutti quei lettori che non pretendono che un romanzo sia la versione cartacea di un action movie, che preferiscono l’approfondimento dei personaggi anziché una serie di frenetici fatti l’uno accanto all’altro. È un romanzo con uno stile forse un po’ antiquato, rispetto al gusto moderno, ma che può sicuramente essere apprezzato da chi ama i romanzi del XIX sec. (e non solo).