VI SEGNALA NADIA #20 - ORPHEUS di Diana Mistera


Hola Readers!!!
Tempo di segnalazioni con la rubrica "Vi segnala Nadia".
Oggi conosciamo il romanzo di Diana Mistera dal titolo "Orpheus. The Awakening" edito Lettere Animate.
Andiamo a vedere la scheda del libro.



Geena, appartiene ad una famiglia di potenti streghe di antiche origini. Fin da piccola è perseguitata da un incubo, che torna prepotentemente ad alloggiare le sue notti dopo l'inaspettato incontro con il carismatico Orpheus, leader di una band rock molto famosa in tutto il mondo. Orpheus ha un oscuro passato e capovolgerà la vita della giovane donna. Grazie a lui Geena si riunirà alla madre che non vede da dieci anni. Scoprirà di essere l'unica sopravvissuta di un parto gemellare e che sulla sua testa pende un'antica profezia legata al bracciale, al libro di poesie, ricevuto in eredità dalla nonna, e ad Orpheus.
Diana Mistera  è nata al Roma nel 1972 da padre italiano e madre inglese.
È bilingue e trascorre la propria adolescenza a cavallo fra Italia e Inghilterra fino al 2003 quando si trasferisce in Finlandia, dove tuttora risiede.
Dopo la maturità scientifica intraprende la carriera universitaria, studiando all'Università degli Studi di Siena, Lingue e letterature straniere, con la specializzazione in Anglo-Americano.
Ama la subcultura gotica, l'esoterismo e la storia; soggetti dai quali prende ispirazione per i propri scritti.
Inizia come self publisher e lo rimane fino al 2016, quando firma il contratto con Lettere Animate, per la pubblicazione dei primi due volumi della Trilogia Orpheus.
Diana Mistera oltre ad essere una scrittrice è anche una poetessa internazionale ed ha partecipato a due progetti multiculturali distinti con sede a Helsinki, Sivuvalo; e Turku, Runokohtaus.  Le poesie si possono leggere in Inglese, italiano e Finlandese.
È anche una blogger. Nel blog sia italiano che inglese potete leggere le sue recensioni.

L'incubo la travolse di nuovo, ma i particolari furono molto più chiari e agghiaccianti:
Geena era di fronte a una Torre che sapeva di conoscere, anche se non capiva in che paese si trovasse e come ci fosse arrivata. Camminava incuriosita dalla luce che quel luogo emanava, era guidata da una dolce voce maschile che le sussurrava; “Vieni, vieni da me, apri quel cancello. Non puoi sfuggire al tuo destino...”
Come ipnotizzata da quel richiamo, che sembrava musica per le sue orecchie, aprì il cancello che si innalzava di fronte a lei. Avvicinandosi notò che la torre era un edificio isolato e, quello che da lontano le era sembrato un giardino, in realtà era un cimitero. Si guardò intorno incredula, la luce che aveva intravisto in precedenza era scomparsa. Era un posto di pace e tranquillità, Geena aveva sempre amato i cimiteri, ma, come iniziò a camminare, notò che le tombe erano state abbandonate da tempo: fiori secchi e senza vita le adornavano, le pietre tombali erano state spezzate come se fossero state violate o fossero cadute vittime di una incontenibile ira. Quello che da fuori le era sembrato un bellissimo giardino in realtà era composto da rovi e cespugli. Cercò di spostare un ammasso di spine da una delle lapidi, l'unica che aveva catturato la sua attenzione, perché possente e più grande di tutte le altre. Voleva leggere il nome del proprietario o la data, ma si ferì con le spine. Il sangue iniziò a scivolarle dalle mani, calando sulla lapide che lo assorbiva come se la pietra stessa fosse viva e si nutrisse di quel nettare color rubino che sgorgava ininterrotto dalle ferite di Geena. Si strappò un pezzo dell'abito bianco che indossava e si fasciò la mano. Un abito inusuale per lei che non indossava mai il bianco. Alzando lo sguardo verso una delle finestre semichiuse della torre in cerca di conforto, percepì una sensazione tutt'altro che confortevole. Un’ombra la stava osservando e a quella vista le mancò il respiro. Cercò di fuggire, camminando su quello che era rimasto del sentiero che attraversava il cimitero, sentiva l'urgente bisogno di uscire da lì al più presto. Quando si voltò nuovamente verso la torre, ormai circondata da una densissima nebbia che si innalzava possente e sinistra, inciampò in una delle lapidi spezzate, cadendo in quella che le sembrò una sconnessione del terreno. Nel rialzarsi capì che era caduta in una tomba vuota. Fu presa dal terrore e cercò di andarsene più in fretta che poteva procurandosi ancora ferite, che tempestivamente cercava di tamponare con altri pezzi del suo vestito, prima che i rovi stessi iniziassero a prendere vita ad ogni goccia che perdeva, ma la fuga fallì e cadde, ormai esausta. Imprigionata dai cespugli si arrese alla morte e alle tenebre che la seppellirono viva.