RECENSIONE: "LA BIBLIOTECA DEI MANOSCRITTI PERDUTI" di Benito Olmo
Benny ci racconta le sue impressioni sul romanzo di Benito Olmo dal titolo La biblioteca dei manoscritti perduti edito Newton Compton Editori.
Confesso di avere avuto molte aspettative una volta letta la trama del libro. Non vedevo l’ora di conoscere Greta Martìn Lahoz e buttarmi a capofitto con lei alla ricerca della biblioteca della Comunità Israelitica di Roma.
Ma il mio è stato un viaggio a metà.
Partiamo comunque dalle cose molto belle che si trovano in questo libro: i protagonisti. E no, non sto parlando di Greta, di Marla, di Oleg. Sto parlando dei libri, sono loro i perni attorno ai quali tutta la trama gira. I libri presenti in questo romanzo curano, salvano, accusano, uccidono, benedicono e maledicono e allo stesso modo vengono curati, salvati, uccisi. E soprattutto ogni libro vuole tornare al legittimo proprietario. Non a caso Greta trova sempre il suo libro preferito in tutte le città dell’Europa che si trova a girare.
Per quanto riguarda le cose che mi hanno fatto storcere il naso non ho molto apprezzato, per esempio, la scelta dell’autore di scrivere 500 pagine con pov alternati. Quando la scena è incentrata su Greta la persona è la prima al presente, quando si parla di altri o si descrivono flashback ecco che la persona passa alla terza al passato. Questi capitoli alla terza persona che arrivano a tradimento mi sono sembrati giri pindarici che hanno reso un po’ faticoso seguire bene tutti gli sviluppi della trama e delle sottotrame.
Un’altra cosa che non ho gradito è come Olmo ha voluto ritrarre la sua protagonista, dandole una impronta totalmente maschile e al di fuori della realtà. Alcune sue reazioni, alcuni suoi atteggiamenti la rendono difficile da capire ed è quindi molto difficile empatizzare con lei, anche nel finale dove si dovrebbe capire come mai reagisce così. Finale, tra l’altro a mio avviso, un po’ prevedibile.
Insomma, questo libro sembra più un esercizio di stile dell’autore, uno sfoggio di varie nozioni culturali che rendono ostico immergersi tra le pagine.
Ho trovato invece molto interessanti le noti dell’autore alla fine del libro, dove spiega il fatto reale da cui ha tratto ispirazione.