INTERVISTA AL PERSONAGGIO: "HARRY GRAY" - GIORGIO PULVIRENTI
Ospitiamo oggi per la nostra rubrica Intervista al Personaggio Harry Gray, protagonista del romanzo di Giorgio Pulvirenti.
Sono un uomo di cinquant’anni originario della Louisiana. Mi sono arruolato come volontario nel corpo dei marines finendo per fare il cuoco su una nave ospedale nel Pacifico meridionale, nel bel mezzo della battaglia di Tarawa. Il motivo che mi ha spinto a compiere questa scelta è dovuto al mio senso di colpa col quale convivo da molti anni riconducibile al mio passato…
2) Cosa ne pensi della tua storia? Nei limiti dello spoiler, sei contento di quello che ti capita nel romanzo?
Beh, essendo che si parla del mio passato, quel passato dal quale ho tentato di scappare per oltre vent’anni, potrebbe sembrare che la storia possa non piacermi, ma nonostante questa serva a ripercorrere episodi che ho tentato di rimuovere dalla mia mente, credo che parlarne con Rupert, il giovane pilota con cui ho iniziato a confidarmi, sia servito a liberarmi di quel peso, a tornare a vivere.
Non ho degli hobby particolari, se non quello di aiutare gli altri.
4) Che personaggio sei? Un protagonista amato sin da subito o no?
Penso di essere uno di quei personaggi con cui si entra subito in sintonia, quelli a cui si vuole bene sin dalle prime righe.
5) Pensi che qualche lato del tuo carattere possa appartenere al tuo autore?
Penso proprio di sì. Credo abbia pensato di mettere molto di sé stesso all’interno del mio personaggio, soprattutto per quello che riguarda il mio essere timido e altruista.
6) Tre aggettivi che ti descrivono.
Altruista, resiliente e coraggioso.
7) Parlaci della città dove è ambientata la tua storia.
Shreveport è una cittadina della Louisiana, capoluogo della parrocchia di Caddo, che vive un periodo di profondi cambiamenti sotto diversi aspetti. Per la musica jazz è appena cominciato il “decennio d’oro”. Da ormai sei anni il Red River, l’unico fiume che attraversa la città, non è più navigabile, e adesso è come se rappresentasse una sorta di confine dividendola in due zone ben distinte: la parte a nord riservata alle persone di colore, con qualche eccezione, e quella a sud riconosciuta come area di sviluppo, destinata alle famiglie dei bianchi. Io abito con i miei genitori nel quartiere di Barksdale, a nord-est del fiume.
8) Che rapporto hai con gli altri personaggi del romanzo? Ti va di presentarceli?
I miei genitori, Lincoln e Donnie, sono brave persone. Gestiscono un negozio di fiori e quando posso do loro una mano. Adam Brooker è il mio amico d’infanzia e con lui condividerò buona parte della storia. Corrado Borgese è il proprietario del B13, lo speakeasy dove mi ritroverò a lavorare e dove farò la conoscenza del suo braccio destro Johnny Clarke e di Walt Makley, il giovanissimo garzone. Beh, poi c’è Irene Abbott, l’unica che è riuscita a entrare nel mio cuore e da lì non è più uscita, oltre che Rupert, il giovane pilota sopravvissuto a un incidente aereo che “utilizzerò” come confidente.
9) La tua storia avrà un seguito?
Dato che si tratta di un prequel, il seguito c’è già e si intitola “La chiave di Ellie”.
Devo dire che, al momento, la mia storia sta piacendo parecchio. Probabilmente, non è una storia proprio adatta a tutti considerato il tema trattato, però spero che la leggano in molti perché spero possa servire da monito per il futuro.
11) C’è un messaggio all’interno del romanzo che secondo te il tuo autore vuole trasmettere ai lettori?
Ce ne sono diversi. Primo fra tutti quello che, qualunque cosa accada nella vita, vale sempre la pena vivere. E poi che non bisogna assolutamente giudicare qualcuno per le sue origini o peggio per il colore della sua pelle.