RECENSIONE: "SI CHIAMAVA MATHILDE" di Yannick Roch


Arya ci racconta le sue impressioni sul romanzo di Yannick Roch Si chiamava Mathilde edito Les Flaneurs Edizioni.


Tra i melodiosi boulevard parigini negli anni Trenta, la vita della pianista prodigio Mathilde Levannier è completamente assorbita dagli spartiti, dai concerti e dalle rigide aspettative familiari fino a quando, poco prima del suo debutto nella prestigiosa Salle Gaveau, "La Fatina dalle mani d'avorio" improvvisamente scompare. Lo studio investigativo di Renard e Tortue dovrà adesso essere pronto ad affrontare, dopo la risoluzione del caso nel primo romanzo poliziesco "Il Maestro dei Morti", una nuova e intricata indagine ambientata nell'affascinante e spietato mondo della musica classica.

Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale omaggio



Amici lupetti oggi vi racconto qualcosa su una delle mie ultime letture.

Premetto che non ho letto il primo romanzo di questa serie poliziesca i cui protagonisti, Renard e Tortue che sono due investigatori privati, conducono le loro indagini sullo sfondo di Parigi.

Primo punto a favore dell'originalità dell'autore, quella di ambientare questo giallo nella capitale francese durante gli anni trenta.

Questo volume della serie è ambientato nel mondo della musica classica. Attratta dalla copertina che trovo stupenda (amo il pianoforte), mi sono lanciata tra le pagine del romanzo alla ricerca di Mathidle.
Ma chi è Mathilde?
È una ragazza prodigio, una pianista talentuosa, in procinto di suonare al concerto forse più importante della sua vita nella prestigiosa Salle Gaveau, insieme al violinista Bastien.

Destino vuole che proprio giorni prima del debutto Mathilde venga presa in ostaggio e, i due investigatori, vengono contattati per indagare sul caso. Renard e Tortue conducono il lettore
attraverso le strade parigine alla ricerca di indizi e testimonianze per venire a capo di questo rapimento, affiancando ma senza ostacolare le indagini della polizia locale.

Devo ammettere di essere rimasta spiazzata perché non mi aspettavo un finale del genere.
Cercavo di scovare indizi, criptare frasi degli indiziati, ma mai mi sarei aspettata un epilogo del genere. Solitamente sono abbastanza brava nello scovare gli assassini nei gialli o i
doppiogiochisti nei thriller, ma in questo libro ho toppato miseramente. Ed è stato meglio perché ho potuto gustare fino alla fine il sapore dell'ignoto e poi della scoperta.

Una storia che si fa leggere velocemente, grazie anche alla fluidità della penna dell'autore che permette al lettore di entrare nel vivo dell'indagine.

Vi consiglio di leggere anche il primo, così da conoscere sin da subito Renard e Tortue. Uno è la mente, l'altro il braccio; una coppia di simpatici personaggi che vi accompagneranno in questo breve ma intrigante giallo.

A CURA DI 

VOTO