RECENSIONE: "TRA LA CROCE E LA SPADA" di Marcello Selvaggio


Dante Wolf ha letto per noi il romanzo di Marcello Selvaggio "Tra la croce e la spada" edito Io me lo leggo.

Siamo nell'undicesimo secolo, all'epoca delle ingerenze del Sacro Romano Impero sulla Chiesa, delle spedizioni e conquiste normanne nel sud Italia, dello Scisma d'Oriente, dei pellegrinaggi che daranno poi origine alle Crociate. Matilde di Canossa, la gran contessa che diverrà celebre per aver mediato l'incontro di Gregorio VII ed Enrico IV, è ancora una bambina, figlia di Bonifacio di Toscana, allora uno dei più potenti feudatari d'Europa. Bonifacio è un uomo ambizioso, temuto da molti, e le sue inimicizie porteranno a un attentato contro la sua vita che cambierà per sempre il destino dei suoi figli e quello di sua moglie, Beatrice di Bar, nobildonna di forte carattere. In questo romanzo corale, nel quale molti personaggi svolgono ruoli rilevanti per la trama, vediamo un Medioevo di luci e ombre, tra battaglie e intrighi politici, ma in cui spicca anche la vita interiore di persone come noi, seppur vissute in un altro tempo, con le loro emozioni, la loro sensibilità artistica e la loro spiritualità.

Tra la croce e la spada è un romanzo storico edito da PubMe nel Maggio 2020 e fa parte della collana “Io me lo leggo”. L’autore dell’opera è Marcello Salvaggio, autore e blogger appassionato di letteratura e storia, scrittore di altri romanzi storici ambientati nel medioevo. Scrive sia in italiano, sia in portoghese.

La vicenda si svolge agli inizi del secolo XI, tra la fine dell’Alto Medioevo e gli inizi del Basso Medioevo. Sullo sfondo troviamo la lotta tra il Sacro Romano Impero e lo Stato della Chiesa, i Normanni che guidati da Roberto il Guiscardo si apprestano a conquistare l’Italia Meridionale, le lotte con la Chiesa greca di Costantinopoli, e i Saraceni che hanno occupato la Terra Santa e cominciano a perseguitare i pellegrini cristiani che ivi si recano. In mezzo a tutta questa situazione si pone la fede di Matilde di Canossa, figlia di Bonifacio di Canossa, potente signore della città di Mantova e Conte di Tuscia. Bonifacio è un uomo temuto e rispettato allo stesso tempo tanto da arrivare a perdere la vita per mano dei suoi stessi feudatari a seguito di una cospirazione, situazione che sconvolgerà non solo Matilde, ma l’intera famiglia tra cui la moglie Beatrice di Bar che dovrà usare il suo forte carattere per salvaguardare la sua vita e quella dei suoi figli Matilde, Beatrice e Federico.

L’opera ha tutte le caratteristiche dei romanzi storici moderni, in cui spicca un misto tra azione e mistero. L’autore ci mostra la parte più nera dell’epoca medievale fatta di intrighi e inganni, in cui la lotta per la sopravvivenza è all’ordine del giorno. Ma ci mostra anche quella che è una parte fondamentale del Medioevo, ovvero l’influenza della religione cristiana nella vita delle persone. Non vi è un discorso tra i personaggi che non alluda alle sacre scritture e alle leggende cristiane. Non bisogna dimenticare, d’altronde, che nell’anno 1000 a causa delle continue sciagure si pensava fosse prossima la fine del mondo. E questo è anche quello che pensa la piccola Matilde tramite i suoi continui sogni e visioni, con protagonisti le figure simbolo del diavolo nella credenza cristiana come lupi e serpenti. Non mancano allusioni all’anticristo (il papa o l’imperatore?) e alla guerra santa contro gli infedeli, tra cui all’inizio i Normanni considerati cristiani pagani, ma che poi si riveleranno un buon alleato per scacciare i Saraceni dalla Sicilia e soprattutto i pregiudizi verso i cristiani d’oriente ( i Bizantini, che nel medioevo venivano chiamati greci) considerati eretici per il fatto che non riconoscono l’autorità del vescovo di Roma, e soprattutto gli scandali del clero, tra concubine e figli illegittimi. In tutto ciò non va dimenticato che Matilde in futuro sarà una figura importante nella mediazione tra il papa Gregorio VII ed Enrico IV.