BLOGTOUR: "SARANG" di Elisa Fumis




Oggi la nostra Moongirl partecipa al Blogtour del romanzo di Elisa Fumis Sarang. Ci racconterà dell'ambientazione scelta dall'autrice e poi i suoi pensieri sul libro.


La storia è ambientata a Tokyo, l'affollata capitale del Giappone, che, con i suoi 23 quartieri unisce lo stile ultramoderno a quello tradizionale, con i suoi grattacieli illuminati da luci al neon e i templi storici, con i megaschermi, le vie dello shopping e i meravigliosi parchi pubblici come quello di Yoyogi-Koen all'interno del quartiere di Shibuya.

Sarà che ho visto diversi anime e divorato qualche manga ma mi è sembrato di essere là, tra le vie di Tokyo.

Per quanto riguarda la cultura qualche piccola curiosità emersa nella storia di Sarang:

1. In Giappone i regolamenti delle scuole sono severi. Gli studenti non possono presentarsi a scuola con un colore di capelli diverso da quello naturale (nero) e devono indossare la divisa scolastica. I capelli tinti di biondo vengono associati ai teppisti.

2. Si è soliti chiamarsi per cognome quando non si è ancora in confidenza.

3. I giapponesi sono conosciuti per essere generalmente timidi e difficilmente mostrano i propri sentimenti in pubblico poiché viene spesso considerato ‘indecente’. Anche conoscendo la cultura, può risultare difficile esprimere il proprio amore in giapponese. In inglese, è abbastanza facile e diretto dire “I love you”, questa parola infatti indica diverse sfaccettature dell’amore, un po’ come il nostro ‘Ti voglio bene’. In giapponese invece, esistono diverse parole, ognuna con una sfumatura diversa d’amore.

La più utilizzata è: 好き (daisuki) che significa Mi piaci molto/Ti voglio tanto bene

5. Dire ‘ti voglio bene’ ai propri familiari in Italia è abbastanza comune ma in Giappone è leggermente diverso. Alcuni genitori, chiamano i bambini piccoli utilizzando la parola ‘suki’ ma generalmente non viene utilizzato spesso in famiglia. Anche in famiglia l’amore viene dimostrato più con le azioni che con le parole.

6. Il polipo è considerato un portafortuna durante gli esami

7. In Giappone il karaoke ha un’importanza tale da essere considerato uno dei divertimenti più scelti del Paese

Infine l'elemento che maggiormente ho apprezzato e che mi ha subito fatto pensare al Giappone: il mondo dei Manga, termine giapponese per indicare i fumetti in generale. Per il popolo giapponese i manga rivestono un ruolo intellettuale ed economico molto importante, e sono considerati un mezzo artistico ed espressivo non meno degno della letteratura, del cinema o di altri mass media.


A tutti coloro che hanno il coraggio di amare.

Così inizia questa storia dolce, delicata, sembra quasi una favola, scorre lenta ma mai noiosa. Sarà che mi ha sempre affascinato il mondo giapponese, sarà che ho visto

parecchi anime, letto diversi manga, sarà che ho letto più di un libro di Banana Yoshimoto, ma ho trovato Sarang una di quelle letture che ti scivolano dentro, che sono soavi e leggere come una piuma, che sanno incendiare come un vulcano, una storia che si vede, si sente che appartiene a un altro mondo. Elisa Fumis ha fatto un buon lavoro, cercando di riprodurre quell'atmosfera onirica, tranquilla, quasi zen tipica del mondo giapponese e che, un giorno, mi piacerebbe tanto assaporare da vicino.

L’insegnante entrò e invitò lo studente appena trasferito a presentarsi. Jun lo guardò a metà tra la supplica e la rabbia. Nell’aula calò un silenzio imbarazzante. Rassegnato, si alzò in piedi.
«Mi chiamo Jun, solo Jun. Piacere di conoscervi.»
Fece un inchino con il capo e tornò a sedersi.
Udii i commenti sprezzanti e le risatine degli altri causati dalla prima impressione che dava. Jun non si scompose. Anziché prestare attenzione al docente, si mise a giocherellare con un braccialetto e poi a scrivere qualcosa. La fronte gli si corrugò per la concentrazione; lo vidi mordicchiarsi il labbro inferiore. Sembrava distante anni luce da tutto ciò che lo circondava.
Accortosi che lo fissavo, indicò un’accozzaglia di frasi e di cancellature. «È il testo di una canzone. Ci sto lavorando da giorni» spiegò senza che gli chiedessi nulla.
Sgranai gli occhi. «E lo fai durante le lezioni?»
«Perché sei così sorpreso? A volte le parole scivolano dalla mente alla mano e non puoi fermarle. Devi salvarle, per non perderle, ovunque tu sia.» «Davvero?» «È così che ci si sente quando si vive per la propria passione.» Abbassò lo sguardo per tornare a immergersi nel proprio mondo, mentre io continuavo a osservarlo ammirato. Seguii il suo esempio e provai a disegnare qualcosa.

Due mondi così diversi all'apparenza che però finiranno per intrecciarsi.

Kei è timido ma anche molto dolce e affettuoso, soprattutto in famiglia, cosa un po' insolita in Giappone a quanto pare.

Ama disegnare manga, si immerge completamente nelle sue storie, ne viene totalmente assorbito.

Jun è considerato strambo dagli altri, con i suoi modi così diretti quasi al limite della sfacciataggine, con il suo essere altrove. Ma lui non è semplicemente "altrove", lui è totalmente immerso nella musica, nelle sue canzoni, nel suo desiderio di diventare un idol.

Qualcosa sembra legarli.

Un filo rosso invisibile.

Il filo rosso del destino (antica leggenda giapponese).

Giorno dopo giorno il loro rapporto diventa sempre più forte.

E il cuore di Kei inizia a battere all'impazzata ogni volta che incontra Jun.

Si cercano, si guardano negli occhi, si sfiorano, si abbracciano.

Ma e se fosse solo un gioco per Jun?

E se Kei fosse un "problema", un ostacolo per la sua carriera da idol?

E se il passato di Jun venisse a bussare violentemente alla porta?

E se quel destino che li ha uniti li volesse separare per sempre?

A Kei batte forte il cuore.

Ho paura che tu possa spezzarmi il cuore, ma voglio correre il rischio.

E a Jun? Jun che ha la capacità di rendere speciale ogni momento, che ha il potere di farlo stare bene e male allo stesso momento.

Tra incomprensioni, frasi non dette, taciute, represse, tra pericoli imminenti, famiglie presenti o distanti, tra gelosia, amicizia e forse qualcosa di più grande, di più intenso, di più travolgente, tra delusioni, lacrime, disegni e musica, la storia  scorre velocemente, ma al tempo stesso soavemente, dolcemente. Velocemente solo perché volevo leggere, scoprire e capire. Cosa sarebbe successo, come si sarebbe conclusa, cosa avrebbe riservato il futuro a Kei e a Jun.

Se non fosse stato per questa mia voglia di scoprire il finale, a tratti poteva sembrare surreale ma solo per via di quell'atmosfera lieve, appena accennata, quasi un sogno più che la realtà. Ma, per me, è in linea con il mondo giapponese, almeno per quel poco che lo conosco.

Una storia che non mi aspettavo. Lo ammetto: a volte ho la pessima abitudine di non leggere completamente la trama perché, più di una volta in passato, vi ho trovato uno spoiler o comunque a volte mi sono imbattuta in trame che rivelavano troppo. Devo dire, però, che questa è sempre stata anche la mia salvezza così ogni libro è una sorpresa e così è stato Sarang. A distanza di qualche giorno dalla sua conclusione, mentre scrivo queste parole, sento di aver compreso maggiormente la sua atmosfera così delicata. E sono contenta di aver letto questa storia dolce.

 A CURA DI

VOTO